Progetto Fvg fa rotta su Trieste e Dipiazza strizza l’occhio a Bini

TRIESTE I civici di Progetto Fvg vanno alla conquista di Trieste. Ferruccio Saro, Sergio Bini e Mauro Di Bert sbarcano in forze in città e ad accoglierli al Caffè San Marco trovano pezzi di centrodestra rimasti senza bandiera. E pure un sindaco Roberto Dipiazza sornione, pronto a fare gli onori di casa e a dipingere le sorti progressive di Trieste, ma anche a non smentire l’ipotesi di un avvicinamento. «Siamo molto corteggiati, perché abbiamo numeri importanti», sorride il primo cittadino, mentre una parte dei pretoriani della sua civica sono in prima fila ad ascoltare.
Trieste è l’ultima tappa del tour regionale cominciato nelle scorse settimane da Progetto Fvg. Un appuntamento orchestrato per far vibrare le corde del sentimento locale, a cominciare dal titolo “Trieste al centro della Mitteleuropa”. E poi i continui richiami al ruolo del porto, alla riconoscibilità internazionale della città, al traino che essa può rappresentare per il rilancio del Friuli Venezia Giulia.
«Trieste è un brand assoluto», scandisce Bini, prima di ricordare «il 6,3% delle ultime regionali e un recente sondaggio che dice che abbiamo sfondato l’11%». La sala è calda è applaude. Così come approva l’annuncio del congresso che entro dicembre strutturerà il movimento in partito, perché «noi non ci vergogniamo di chiamarlo così», continua Bini. L’obiettivo è d’altronde farsi trovare pronti alle prossime scadenze elettorali, a cominciare dalle amministrative, che nella primavera 2019 si terranno in oltre 120 comuni del Fvg e in cui la lista conta di presentarsi ovunque col proprio simbolo, nel tentativo di fagocitare la galassia del civismo regionale.
Richiamato più volte l’appoggio alla giunta Fedriga, ma anche l’opposizione al governo gialloverde. E contro il M5s Bini rivendica «una politica di sviluppo contro l’assistenzialismo del reddito di cittadinanza», richiamando la recente manifestazione di Torino che «dà grande speranza». Il coordinatore Saro aggiunge: «Vogliamo costruire una casa dove far convergere laici e cattolici, moderati e riformisti. Siamo nati per dare una risposta civica alla crisi del sistema politico, del Pd e di Forza Italia. È l’ultima occasione per salvare la regione dal declino e Trieste sarà perno della ripresa».
«Non siamo per il nuovismo e siamo contro la rottamazione», dice Saro. Si vede, verrebbe da dire. Perché la platea conta soldati di tante battaglie: da Roberto De Gioia a Uberto Fortuna Drossi, da Emilio Terpin a Maurizio Ferrara, passando per Federico Pastor, Vincenzo Rescigno, Francesco Panteca, Roberto Cason, Pamela Rabaccio, Paolo Rovis e pure una ex del centrosinistra come Roberta Tarlao. Spettatori interessati i leghisti Danilo Slokar ed Everest Bertoli, il dem Francesco Russo e il berlusconiano Bruno Marini, che assicura di essere «passato solo a salutare un amico: non abbandono Forza Italia». —
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