Progetto Cava Faccanoni Undici anni per riempirla
Una boccata d’ossigeno per le imprese edili, la medicazione di una “ferita” sul bastione carsico, un nuovo parco pubblico. Tutto questo potrebbe produrre l’intervento innescato da una delibera della giunta comunale per la “rinaturalizzazione” morfologica e naturalistica della Cava Faccanoni. Entro due settimane il Comune emetterà il bando per individuare il costruttore e gestore dell’impianto per il trattamento (selezione e triturazione) degli inerti oltre che delle terre e rocce da scavo che potranno essere conferiti nella cava. Starà al concessionario fare i progetti definitivo ed esecutivo oltre a tutte le procedure per mettere il sito in attività presumibilmente all’inizio dell’autunno 2014. Poi, secondo una stima ottimistica, ci vorranno undici anni per colmare e riportare a livello la cava e riconfigurare il versante collinare dato che saranno necessari un milione e 500mila metri cubi di materiale. L’ultimo strato dovrà recare il ripristino del verde, ma spetterà a una futura giunta comunale, che non sarà nemmeno la prossima, stabilire nel dettaglio cosa fare in quell’area che a quel momento sarà completamente recuperata. L’impegno di spesa previsto è di 3 milioni e 600mila euro che il gestore ammortizzerà incassando gli oneri dovuti da ogni camion che conferirà il materiale di scarto. Anche al Comune comunque spetterà un chip.
I dettagli del prospettato intervento sono stati illustrati ieri dall’assesssore comunale ai Lavori pubblici Andrea Dapretto affiancato dall’ingegnere progettista Fredi Luchesi e dai dirigenti comunali Giovanni Svara e Elisabetta Gamba. I primi a trarre giovamento dall’opera dovrebbero però essere i costruttori e l’edilizia in generale che sta attraversando un momento di fortissima crisi. Infatti Donatello Cividin, presidente dell’Ance, presente all’incontro, ha espresso grande soddisfazione per la possibilità di avere «dopo quarant’anni e più, un sito (guai a chiamarlo discarica) dove portare i materiali di scavo delle varie opere edilizie senza doversi recare in provincia di Gorizia o addirittura in Friuli con spese non indifferenti di gasolio, considerato oltretutto che i camion partono pieni, ma tornano vuoti».
Anche quella di Cava Faccanoni è come tante a Trieste una questione annosa e mai risolta. È stato ricordato un progetto addirittura del 1974 che puntava e realizzare un residence universitario. «L’ipotesi finale più verosimile potrebbe essere la realizzazione di un parco aperto alla cittadinanza - ha specificato Dapretto - certamente non vi sarà alcuna speculazione immobiliare». Come hanno spiegato i tecnici, i materiali di conferimento saranno esaminati (e respinti se non in regola) e quindi, attraverso le attrezzature dell’impianto, ripuliti e resi adatti per una «delicata opera di rinaturalizzazione del sito».
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