Progettisti, costruttori e addetti comunali: 18 indagati per il crollo dell'Acquamarina
Nell’elenco anche il direttore dei lavori di costruzione dell’impianto, quello della società che lo gestisce e cinque funzionari

Il crollo della piscina Acquamarina
TRIESTE Raffica di indagati per il crollo del tetto della piscina “Acquamarina” di Molo Fratelli Bandiera. Sono ben diciotto, complessivamente, le persone che in questi giorni hanno ricevuto l’avviso di garanzia dalla Procura di Trieste.
Si tratta di costruttori, progettisti e manutentori, ma anche di cinque funzionari comunali. Cioè chi, a vario titolo, ha avuto a che fare con la struttura nel corso degli anni. E per cui si potrebbe ipotizzare una responsabilità potenziale sull’incidente.
Il crollo alla piscina Acquamarina di Trieste: ecco il tetto imploso nella vasca
Un atto dovuto, dunque, quello del pm Pietro Montrone – il magistrato titolare del fascicolo – per fare chiarezza su quanto avvenuto. Il cedimento miracolosamente non ha provocato vittime. Non si esclude che il ventaglio degli indagati nelle prossime settimane possa allargarsi.
Piscina crollata a Trieste, la devastazione dopo il cedimento della copertura di 500 mq
Il collasso del tetto si era verificato lunedì 29 luglio, attorno alle tre del pomeriggio, mentre due operai della ditta veneta “Zara metalmeccanica srl” stavano sostituendo i bulloni della copertura di acciaio e cemento. Bulloni corrosi dai cloruri e che, come previsto da una perizia statica del 2016, andavano tolti e cambiati. La piscina quel giorno era quindi chiusa proprio per la manutenzione. Gli addetti, non appena avevano sentito i primi preoccupanti scricchiolii, erano immediatamente usciti dall’edificio, così come una ragazza che lavorava al bar, i fisioterapisti e i pazienti che si trovavano nell’ala attigua alla vasca.
Tra i diciotto iscritti nel registro degli indagati figura Fausto Benussi, l’ingegnere che nel ’97-’98 si era occupato del progetto strutturale e della direzione lavori della piscina per conto della Fondazione CRTrieste che all’epoca aveva finanziato l’opera nell’ambito del progetto dello studio Berni-Varini. La società esecutrice era invece la Sacaim di Venezia.
Da quanto risulta l’indagine del pm punta anche sugli amministratori delle imprese coinvolte vent’anni fa nella costruzione dell’opera e, ancora, su quelle che si sono poi occupate delle manutenzioni successive, come la veneta “Zara metalmeccanica srl” che il giorno del cedimento aveva mandato i suoi operai a Trieste per sostituire i bulloni corrosi. E, come accennato, cinque comunali (qualcuno forse già in quiescenza) responsabili delle manutenzioni.
Nell’elenco compare inoltre David Barbiero, il direttore della “2001 Società Sportiva Dilettantistica”, la srl che gestisce l’impianto.
L’indagine della Procura di Trieste intende infine accertare la regolarità delle ditte anche sul fronte delle autorizzazioni a operare. —
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