Profughi sull’Isonzo, trovate due soluzioni

Il prefetto: «Una è strutturale e prevede il coinvolgimento di tutti i Comuni. L’altra, contingente, interesserà Cormons e Savogna»
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 20.10.2014 Prefettura incontro don Paolo e Ilaria Cecot Fotografia di RobyMarega
Bumbaca Gorizia 20.10.2014 Prefettura incontro don Paolo e Ilaria Cecot Fotografia di RobyMarega

Due soluzioni. Una per risolvere il problema contingente degli 80/90 richiedenti-asilo accampati in riva all’Isonzo. L’altra (che corre parallela) per gestire finalmente l’emergenza-profughi in maniera strutturale e strutturata.

Sono queste le strade che sta percorrendo la Prefettura per venire a capo dell’incessante flusso di profughi a Gorizia. Ieri mattina, come preannunciato, si sono svolti due incontri, presieduti uno dal prefetto Vittorio Zappalorto, l’altro dal viceprefetto vicario Gloria Allegretto. Ad illustrare le risultanze del tavolo con alcuni sindaci isontini è il prefetto.

«L’incontro è stato molto positivo: per la prima volta ho visto una certa concordanza d’intenti e di questo me ne rallegro - premette Zappalorto -. Il mio progetto prevede un’accoglienza diffusa sull’intero territorio provinciale con il coinvolgimento di tutti i Comuni. È un piano ambizioso che risolve in maniera razionale ed efficace la situazione d’emergenza che stiamo vivendo in provincia e che chiede a tutte le municipalità isontine un minimo di disponibilità». Il prefetto entra nel dettaglio e spiega: «Si tratta di creare un sistema parallelo allo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Questo nuovo sistema su cui stiamo lavorando farà sì che un sindaco non si troverà più con 40/50 persone sul proprio territorio comunale perché gli immigrati (una, due, tre persone al massimo) troveranno accoglienza in tutti e 25 i Comuni isontini. In che maniera? Si tratta di reperire alloggi privati sfitti di cui i proprietari non sanno che farsene: in questa maniera gli immigrati avrebbero un tetto e gli affittuari vedrebbero garantito il pagamento della locazione direttamente dallo Stato. Si creerebbe così un sistema che può dare un po’ di sollievo all’economia, rimettendo in circolo appartamenti che altrimenti rimarrebbero chiusi. Questo nuovo sistema non impatterebbe sui Comuni e non avremmo, pertanto, grandi resistenze da parte dei sindaci perché la gestione di questi alloggi verrebbe affidata a dei responsabili individuati dalle onlus». Non si tratta di un progetto futuribile perché i ferri sono già stati messi in acqua. «Certo, ci vorrà del tempo ma siamo sulla buona strada», argomenta il prefetto.

Questa è la soluzione strutturata e strutturale. Ma, intanto, resta da risolvere il contingente, legato alla presenza di un numero variabile dalle 80 alle 90 unità di richiedenti-asilo accampati in riva all’Isonzo, non lontano dal quartiere fieristico di via della Barca. Che fare? «Ci siamo messi alla ricerca di spazi, magari non superattrezzati, ma che sicuramente sono migliori di una permanenza in una baracca in riva al fiume. Parliamo di vecchie scuole, capannoni, alloggi. In questo senso hanno preso piede due soluzioni: quella cormonese nel vecchio convento dei frati e l’altra (assolutamente inedita sino ad oggi, ndr) che prevede l’utilizzo dell’ex caserma dei carabinieri di Savogna d’Isonzo. Ci sarà bisogno di qualche intervento e, infatti, sto attendendo i preventivi ma credo che entro 15/20 giorni riusciremo a trasferire le persone accampate sull’Isonzo a Cormòns e Savogna. Sempre che il loro numero non continui a crescere a causa del tam-tam».

Soddisfatta l’assessore provinciale Ilaria Cecot: «Siamo sulla buona strada. Cormòns è una proposta che si sta concretizzando. Mi auguro che il progetto strutturale vada a buon fine ma soprattutto spero, umanamente, che portino via al più presto quelle persone dall’Isonzo. Lì non possono continuare a restare».

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