Profughi, Serracchiani contro Maroni: "Ne ha il 40% in meno di quel che dovrebbe"
TRIESTE «I numeri parlano chiaro, e la Lombardia ha oggi il 40% di richiedenti asilo in meno rispetto alla quota che lo stesso Roberto Maroni ha concordato in sede di Conferenza delle Regioni». È la replica alle dichiarazioni del presidente della Lombardia della presidente del Friuli Venezia Giulia e vicesegretaria del Pd, Debora Serracchiani. «La Regione Lombardia da lui presieduta - ricorda Serracchiani - ha firmato nel luglio 2014 l'accordo sui criteri di distribuzione richiedenti asilo in Italia che prevede che la distribuzione non avvenga sulla base del numero degli abitanti (Lombardia ha il 16,5% degli abitanti della Repubblica, 10 milioni su 60,7) ma sulla base di parametri corretti su richiesta della Lombardia, che hanno abbassato la sua quota al 14,15% del totale. Maroni dice oggi - osserva Serracchiani - che ne hanno quasi il 9%. Bene, hanno cioè quasi il 40% in meno rispetto a quelli concordati (14,15 meno il 40% fa 8,49). Sui numeri, insomma, mi pare che lui sia d'accordo con me».
Da ministro dell'Interno, ha infine osservato Serracchiani, «Maroni ha evitato a lungo di accodarsi alla propaganda salviniana sui richiedenti asilo, ma ora si sente all'angolo nel suo partito, insidiato dalla crescente leadership di Salvini. Di qui la sua uscita, con cui dimostra semplicemente che da tempo non si occupa del problema».
«Quella di Roberto Maroni è una logica perversa, che non dà nessuna soluzione al problema dei profughi e vorrebbe rovesciare addosso alle altre regioni tutto il peso dell'emergenza», aveva detto ieri Debora Serracchiani, commentando le parole del presidente della Lombardia, che ha manifestato l'intenzione di ridurre i trasferimenti regionali ai sindaci lombardi che dovessero accogliere nuovi migranti. «Con che faccia Maroni e chi la pensa come lui - chiede Serracchiani - vorrebbero protestare per l'assenza dell'Europa e chiedere l'aiuto degli altri Stati membri, quando intendono comportarsi esattamente allo stesso deprecabile modo?».
Serracchiani indica inoltre che «il Friuli Venezia Giulia, pur tra molte difficoltà, sta facendo la sua parte, ma non siamo disponibili ad accettare quote di profughi troppo alte a causa dell'irresponsabilità altrui. Questa situazione richiede unità, fermezza e razionalità, non atteggiamenti scomposti o propagandistici».
E poco prima era intervenuto, sul caso profughi, anche l'assessore regionale all'Immigrazione, Gianni Torrenti: «La Regione Fvg appoggia la richiesta avanzata dai prefetti per la messa in opera di un sistema di alleggerimento costante della pressione dei richiedenti asilo sul territorio». Una risposta tra l'altro implicita alle lamentele dei sindaci, in particolare a quello di Gorizia, Ettore Romoli, che si ritrova a fronteggiare una situazione di ospitalità di profughi ormai fuori controllo.
«Il Friuli Venezia Giulia è a tutti gli effetti un punto di approdo per i flussi migratori - aveva continuato Torrenti - e come tale va trattato dalle Autorità nazionali, attraverso un monitoraggio costante delle nostre quote e un automatico e settimanale sistema di trasferimenti. Al momento ospitiamo 600 persone più di quanto previsto dagli accordi e dunque abbiamo nuovamente sollecitato il governo affinché possiamo rientrare nei livelli programmati».
Per l'assessore «la situazione presenta delle difficoltà nei momenti acuti e la Regione sta offrendo collaborazione per rendere più fluidi gestione e trasferimenti. Ma il dialogo con il Viminale non si è interrotto e anche ora le nostre richieste di intervento stanno riscontrando attenzione da parte del prefetto Morcone», cioè dal capo del Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del ministero dell'Interno.
«Peraltro, non andrebbero definite come "emergenza" situazioni alle quali, per le loro caratteristiche anche stagionali, si sta lavorando - conclude Torrenti - per trovare soluzioni stabili con percorsi non occasionali».
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