Profughi, Roma ha un piano per il Fvg

Mario Morcone (Viminale): seguiamo gli sviluppi, ma nessun segnale di allarme. La presidente Serracchiani: infondata la rincorsa all’indietro di Schengen
Profughi in marcia lungo la rotta balcanica
Profughi in marcia lungo la rotta balcanica

TRIESTE. Tutti lo ripetono: non ci sono al momento elementi che facciano presupporre l’arrivo in numero massiccio di migranti in Friuli Venezia Giulia, al termine del percorso lungo la rotta balcanica. Di certo però le fibrillazioni che si susseguono a livello internazionale, con i diversi Paesi che annunciano o minacciano restrizioni ai confini - da ultimo l’Austria - inducono tanto Trieste quanto Roma a tenere alta l’attenzione. Per essere pronti a ogni evenienza.

Un piano per accogliere migranti che dovessero giungere in numero più consistente di quanto accada oggi c’è. È stato messo a punto da tempo, ma se ne è riparlato in questi giorni durante i contatti intercorsi fra Trieste e Roma. Il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione al Viminale, non parla di piano di emergenza bensì di «accoglienza» - «non voglio alimentare allarmismi» - ma conferma il concetto: «Per ora non ci sono elementi di novità significativi, ma stiamo seguendo momento per momento l’evolversi della situazione e qualora se ne delineasse la necessità ci attiveremo».

Austria-Slovenia, stop a Schengen
Poliziotti austriaci con un gruppo di migranti

In che modo? Lo spiega l’assessore regionale all’Immigrazione Gianni Torrenti: «Nessuna caserma dismessa, tutte quelle esistenti sono inutilizzabili perché mancanti di servizi: potremmo al massimo usare qualche piazzola interna in cui allestire container o tende», e si punta piuttosto a capannoni industriali in cui ospitare i profughi. Il sistema, nel caso fosse necessario, è pronto a mettersi in moto: «Abbiamo fatto nuovamente il punto anche con la Protezione civile», dice Torrenti, oltre che con gli altri enti interessati. E naturalmente con Roma. Perché il tutto, aggiunge Torrenti, richiede anche l’attivazione di un meccanismo rapido di trasferimenti fuori regione, se ve ne fosse la necessità. Ma «realisticamente stiamo parlando non di ondate di migliaia di persone come quelle viste in Slovenia, ma di un incremento moderato di arrivi», precisa l’assessore.

L'Austria sospende Schengen, controlli rafforzati

E la sospensione di Schengen annunciata dall’Austria? L’Italia potrebbe prendere una misura simile? «Tenderei a essere molto prudente», risponde Morcone osservando come qualcosa di più si capirà nell’incontro fra ministri in programma fra pochi giorni a Bruxelles: «Noi comunque continuiamo a dire che Schengen è l’Europa stessa, non voglio nemmeno pensare a una sospensione della libertà di circolazione. Il che non ci evita di stare con gli occhi aperti», a fronte dei 222 migranti che nelle ultime due settimane sono stati intercettati dalla Polfrontiera di Tarvisio ma anche dell’aumento del numero medio di persone che si presentano alla Questura di Trieste per fare richiesta d’asilo. Nell’ultimo semestre erano una trentina a settimana, fa sapere la Prefettura: sono salite in media a 40, molte delle quali dichiarano di essere già state in Austria e Germania. A oggi in regione le presenze totali di migranti ammontano a 3587, ai quali vanno aggiunti (cifra questa invece di fine ottobre scorso) 380 minori non accompagnati.

Intanto, a parlare è la governatrice Debora Serracchiani: «Stiamo assistendo a una rincorsa all’indietro contro Schengen che non appare» a oggi «fondata su vera emergenza, dato che non ci sono ondate di profughi ai confini. E non è certo in questo modo che si risponde con efficacia alle esigenze di maggiore sicurezza contro gli attacchi del terrorismo. Purtroppo le ragioni di politica interna ai singoli Paesi» sembrano «avere il sopravvento su ogni analisi razionale. La libera circolazione delle persone» in Europa, prosegue Serracchiani, è un bene «prezioso: l’ultimo evento che vorrei augurare al Fvg è il ritorno delle sbarre a Tarvisio o a Fernetti. Sentimento che sono convinta sia condiviso in Austria e Slovenia».

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