Profughi nell’ex stazione carabinieri a Gorizia, ormai è questione di giorni
GORIZIA In mezzo a tante voci, trattative reali o fittizie, chiacchiere sul futuro riutilizzo di ex siti militari per ospitare i richiedenti-asilo, arriva una notizia concreta, ufficiale.
È ormai questione di giorni l’apertura della vecchia caserma dei carabinieri di Gabria che ospiterà, a regime, 18 immigrati. Conferme arrivano sia dal viceprefetto vicario Gloria Allegretto («Entro fine mese renderemo operativa la convenzione firmata con il Comune di Savogna d’Isonzo»), sia dal sindaco Alenka Florenin («Stanno completando l’allestimento della struttura. Quando aprirà la nuova struttura di accoglienza? Se non sarà entro la fine di agosto, sicuramente novità ci saranno nei primi giorni di settembre»). Insomma, pare proprio che ci siamo. La telenovela sta per conoscere la parola “fine”.
Era il marzo scorso. E sembrava essere ormai cosa fatta la trasformazione della vecchia caserma di Gabria in una struttura di accoglienza per richiedenti asilo. «Posso annunciare che gli interventi di manutenzione si sono finalmente conclusi - annunciarono allora i vertici della Prefettura -. Ora procederemo con tutti i controlli degli impianti onde ottenere le certificazioni necessarie. Quindi, metteremo in moto l’iter, che sarà un iter accelerato, per la gestione della struttura di accoglienza. Il prossimo mese i richiedenti-asilo potranno entrare nell’ex caserma. Quanti potranno essere ospitati all’interno? Diciamo una quindicina». In realtà, saranno diciotto.
Ebbene: aprile è passato, maggio, giugno, luglio anche e siamo a fine agosto. Ma ora ci sono gli sviluppi che in tanti attendevano.
Savogna d’Isonzo, o meglio i residenti, come la prenderà? Su questo tema, restano le parole pronunciate dallo stesso sindaco Alenka Florenin qualche settimana fa. Ricordiamole. «Diciamo che fasciarsi la testa prima del dovuto, è assolutamente ingiusto oltreché dannoso. Vediamo un po’ come funziona la nuova struttura d’accoglienza», spiegò il primo cittadino.
Seppure con estrema lentezza, dunque, sembra che il tanto decantato progetto di “accoglienza diffusa” stia prendendo faticosamente piede visto che si sono concretizzate le soluzioni di Cormòns (dove sono stati coinvolti i privati) e di Romans d’Isonzo. Sullo sfondo la situazione delle strutture di accoglienza attuali che sono tutte affollate, come ha spiegato, a più riprese nelle settimane scorse ma anche nei giorni scorsi e senza troppi giri di parole il direttore della Caritas diocesana don Paolo Zuttion. Il flusso dei richiedenti-asilo e rifugiati non tende a diminuire, anzi il loro numero sta aumentando di giorno in giorno, creando così una grave situazione di disagio sia per loro sia per la popolazione locale.
L’ultimo dato a nostra a disposizione parla di oltre 150 persone, che soltanto a Gorizia non sono coperte da alcuna convenzione. Le strutture ospitanti stanno letteralmente scoppiando perché posti a disposizione non ci sono più e non reggono nemmeno le tante (troppe) soluzioni di fortuna che funzionano solo grazie all’immenso lavoro e impegno dei volontari e delle volontarie e della Caritas diocesana. Quindi, non può che essere l’accoglienza diffusa la vera soluzione.
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