Profughi, il filo spinato nel cuore dell’Istria

FIUME. Lungo il confine fra Slovenia e Croazia i militari di Lubiana hanno già srotolato più di cento chilometri di reticolato in filo spinato, dopo la decisione presa nei primi giorni di novembre dal governo di Miro Cerar con l’obiettivo di «incanalare e controllare il flusso inarrestabile di migranti» che arrivano dopo avere percorso la rotta balcanica, come aveva detto lo stesso premier sloveno in quella occasione. La costruzione era partita dall’area di Brezice, a nord-ovest di Zagabria. Ma ora la barriera di filo spinato potrebbe scendere – queste le voci ufficiose che arrivano dalla capitale slovena – lungo il fiume Mura e via via più a Sud, fino a toccare le acque adriatiche, nel golfo di Pirano. Una situazione di divisione nel cuore della terra istriana.
Nella regione del Quarnero e del Gorski kotar il “muro” anti-migranti è già apparso. Il filo spinato è stato posto in tempo record nelle immediate vicinanze dei valichi di Pasjak (lungo la vecchia statale Fiume – Trieste) e a Rupa, nell’entroterra di Fiume («Hanno eretto la barriera neanche fossimo in guerra, non doveva succedere», le parole del presidente della Comunità d’abitato di Rupa Igor Barak). Critiche e malcontento finora non avevano dato luogo a manifestazioni di protesta. Ma la situazione potrebbe cambiare dopo questa prima calata a sud dei rotoli di filo spinato.
La penisola istriana - ci riferiamo alla sua area di confine fra Slovenia e Croazia - non è stata ancora graffiata dalla barriera. Ma sarebbe comunque solo questione di tempo - qualche giorno o qualche settimana - dato che i militari sloveni avrebbero avviato i preparativi per la sua collocazione. Il quotidiano di Lubiana Delo cita quale luogo le sponde del Dragogna, il fiume che sfocia nel vallone di Pirano. Quello del filo spinato nel cuore dell’Istria è uno scenario temuto da Boris Miletic, presidente della Dieta democratica istriana, partito fortemente contrario a quanto disposto da Lubiana: «Sono convinto che il posizionamento del reticolato – ha detto – è una pessima soluzione al problema della crisi migratoria. Il filo spinato comprometterebbe i rapporti di buon vicinato in queste zone di confine, dove gli abitanti di entrambi gli Stati si adoperano a tutelare uno dei valori cardine dell’Unione europea, cioè la convivenza. Invito pertanto le autorità slovene a rimuovere quanto più rapidamente questa vergognosa barriera».
Sulla stessa lunghezza d’onda il governatore della Regione del Quarnero e Gorski kotar, Zlatko Komadina (Partito socialdemocratico): «Gli sloveni si stanno isolando e non è un bene, né per loro né per noi. È cosa nota che i rifugiati non attraversano il nostro territorio, ma vanno in Austria e Germania. Purtroppo il regime di libera circolazione di Schengen è defunto».
Ma anche in Slovenia sta montando il malumore. Il sindaco di Pirano, Peter Bossman, citato dal Delo, ha dichiarato che il filo spinato causerà tantissimi disagi alle persone che vivono lungo il confine fra Croazia e Slovenia e anche danni economici per questa municipalità che ha nel turismo una delle sue principali risorse. Il sindaco di Capodistria, Boris Popovic, non ha voluto rilasciare per ora dichiarazioni manifestando l’intenzione di incontrare quanto prima il segretario di Stato al ministero dell’Interno, Andrej Spengo, per esprimergli la propria contrarietà al muro spinato. E intanto un gruppo di autorevoli esponenti della vita pubblica e di associazioni non governative della Slovenia ha proposto che la Corte costituzionale esamini la questione in quanto «la barriera antiprofughi limita la libera circolazione e viola altri diritti».
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