Profughi distribuiti in cinquanta comuni
TRIESTE. Pronto il piano per l’accoglienza degli immigrati. Nel giorno in cui il Consiglio regionale è chiamato a votare due mozioni di Pd, Sel e M5S sulla chiusura del Cie di Gradisca, poi accorpate in un documento unico, la giunta scopre le carte. È un programma dettagliato, in mano all’assessore Gianni Torrenti, che fa luce una volta per tutte sulla strada che la Regione intende imboccare per fronteggiare l’emergenza.
La premessa è il coinvolgimento del territorio: i richiedenti asilo saranno distribuiti in gruppi di 20 o 30 nei singoli Comuni del Friuli Venezia Giulia. Al momento sono già state incaricate attraverso le Prefetture 24 località, ma l’intenzione è arrivare a 50 fin dalle prossime settimane. Un quarto della regione. La capacità di accoglienza complessiva si aggira sulle 1.700 unità. Questo il tetto fissato. Gli immigrati troveranno posto nelle strutture messe a disposizione dai Comuni. Sarà il Cara di Gradisca a offrire la prima accoglienza per lo smistamento. Da lì saranno assegnate le rispettive destinazioni.
Alcune realtà si stanno attrezzando in questi giorni: l’assessore cita l’esempio di Venzone, Palmanova e Nimis; presto toccherà all’isontino. Perché l’obiettivo, chiarisce l’esponente dell’esecutivo, è snellire subito quell’area. In provincia si contano 507 persone, ad oggi, di cui 253 al Cara ,190 a Gorizia, 15 a San Canzian e 50 «da individuare», così si legge nell’ultima rilevazione disponibile del 21 gennaio verificata dalla Prefetture.
«Troppi, è intollerabile», riflette Torrenti. La zona scenderà sotto i 100, sempre nella logica della «distribuzione territoriale». L’operazione alleggerimento tocca anche Trieste che d’ora in avanti si troverà a gestire un numero vicino ai 400. E non più i 550 (con 15 a Duino) che risultano oggi. Udine (ora a 131) e Pordenone (98), invece, si manterranno entro i 100. Ai Comuni più piccoli si domanda dunque un’accoglienza stimata tra le 20-30 unità, mentre dai capoluoghi ci si attende uno sforzo in più, proporzionato agli abitanti, ma comunque inferiore ai numeri attuali.
Il piano, per adesso, si ferma qui. Ma con l’impegno sollecitato dalla mozione di Pd, Sel e M5S, bocciata dal centrodestra, di garantire una serie di altre misure. Si ribadisce innanzitutto la contrarietà a un’eventuale riapertura del Cie e a una riconversione del Cara. Ecco il passaggio che dà mandato alla giunta di agire con il piano di distribuzione: «Si assicuri con un tavolo istituzionale sulla protezione internazionale – continua la mozione – un costante coinvolgimento degli enti locali e delle realtà associative nell’organizzazione di un’accoglienza diffusa e inclusiva, condivisa con le comunità e nell’ampliamento dei posti disponibili Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr)».
«Questa è la soluzione verso cui vogliamo andare – rimarca in aula Franco Codega (Pd) – se funziona, diventiamo un modello. Perché l’allarme sociale deriva dalla disorganizzazione». Il centrodestra, con Rudy Ziberna e Roberto Novelli di Fi è contrario. Roberto Dipiazza (Ar), dal canto suo, ricordando i profughi sistemati all’ex osteria di Campo Marzio a Trieste e i malumori dei residenti, si è detto «allibito». «Buonisti di sinistra – ha esordito rivolgendosi ai banchi della maggioranza – forse non camminate per le città o non leggete i giornali. È gente non sta nelle regole, al Cie hanno bruciato tutto, mia madre è stata aggredita da uno di colore... Prima o poi qualcuno si farà giustizia». «Anch’io avrei distrutto il Cie, era peggio di un carcere», ha ribattuto Stefano Pustetto di Sel.
Un botta e risposta serrato. Da una parte, ancora, Elio De Anna (Fi) convinto «che questa gente deve tornare a casa”, dall’altra Giulio Lauri di Sel che evidenzia l’utilità di una mozione con la quale la Regione “ha espresso la propria posizione senza venire meno alla sua autonomia e al pieno esercizio delle prerogative». E con Valter Santarossa (Ar) che, infine, invita ad la giunta a occuparsi prima dei poliziotti e dei dipendenti dei centri, piuttosto «di chi in passato ha sfasciato strutture e ha protestato in maniera violenta».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo