Prodi: Trieste ponte verso l’Africa
«Al Fvg è necessaria l’alta velocità, è assurdo protestare contro la Tav»
TRIESTE «Con Riccardo Illy abbiamo parlato di cravatte». L’autista già l’aspetta, la tappa triestina è agli sgoccioli, ma Romano Prodi indugia sotto il sole. E rifila la battuta. L’ultima in chiave triestina. Poi, però, precisa: «Ma no, scherzo, abbiamo avuto un colloquio sui rigassificatori e abbiamo parlato dei rapporti tra governo e Regione. Come sono? Buoni». Non è nemmeno mezzogiorno. Il premier, dopo aver inaugurato il G8 Unesco world forum, sta scappando via. Se ne sta tornando a Roma dove lo attendono quelle «grane» nazionali, come le pensioni, gli statali e il Partito democratico, che non gli danno tregua (con giornalisti e telecamere) nemmeno alla Stazione Marittima. Eppure, nell’infilarsi dentro l’auto blu, Prodi dedica l’ultima dichiarazione al Friuli Venezia Giulia. E al suo governatore con cui, mai come stavolta, si trova diviso solo dalle cravatte. Non certo dal rigassificatore nel Golfo che benedice: «Mi auguro si faccia». Non dai comitati contro la Tav che scomunica: «Ma come si fa? Si manifesta in favore della bassa velocità?». Men che meno da Trieste città della scienza che promuove a gran voce promettendo l’appoggio del governo affinché diventi sempre più un «ponte» verso l’Africa.
LA TRADIZIONE
E in effetti, già quando arriva alla Marittima, dopo un dialogo fitto fitto con il governatore sulle scale e sin dentro la sala dove l’attendono centinaia di delegati, Prodi tributa a Trieste il primo elogio: «La città ha una tradizione antichissima come punto di eccellenza della scienza e come ponte tra il nord e il sud del mondo in campo scientifico. Questo forum ne è la consacrazione». Poi, il tempo di prendere posto al tavolo dei relatori tra gli anfitrioni Katepalli R. Sreenivasan e KoÏchiro Matsuura, il tempo di farsi strappare un appuntamento da Pasquale Pistorio e ascoltare le relazioni d’apertura, e il premier ritorna a Trieste. La incorona nientemeno come «modello» degli sforzi che l’Unesco persegue affinché nasca una società universale della conoscenza dove il gap tra paesi ricchi e poveri si colma: «Un modello da potenziare, ma senza accrescere strutture o burocrazie».
IL MODELLO
Prodi parla pubblicamente della città che lo ospita, durante il suo intervento ufficiale un po’ in inglese e un po’ in italiano, come reclama il protocollo, e «sul protocollo, a differenza che sul terrorismo, non è possibile avere la meglio». Prima, certo, il Professore sollecita il forum a individuare le priorità e a stilare «due paginette di proposte concrete» con «indirizzi chiari e coerenti nel tempo». Prima, certo, segnala la necessità di «un legame molto forte tra scienza e conoscenza» e garantisce all’Unesco l’appoggio dell’Italia. Poi, però, passa a Trieste dove «c’è un polo scientifico cui tutta la città presta un’attenzione molto forte e ci sono punte di eccellenza come il centro di fisica teorica Abdus Salam che, da 40 anni, forma migliaia di scienziati e svolge un ruolo di raccordo con i paesi emergenti e le istituzioni scientifiche europee». Ma allora, nella consapevolezza che «con il risveglio dell’Africa il mondo sarebbe diverso», il premier si spinge oltre: «Trieste deve avere un ruolo rivolto soprattutto verso i paesi marginali o estranei al nuovo sviluppo mondiale in atto».
I RIGASSIFICATORI
A quel punto arriva il coffee break, il primo, al G8-Unesco. Ma il premier non si ferma e si infila in un incontro riservato - cui partecipano il ministro Beppe Fioroni e i sottosegretari Ettore Rosato e Milos Budin - con il direttore generale dell’Unesco e il governatore del Friuli Venezia Giulia. Quando esce, però, si concede ai giornalisti e al contempo concede a Illy, nei giorni in cui le sue scelte di sviluppo economico scatenano proteste, cortei e dissidi in maggioranza, un doppio appoggio. Sui rigassificatori, innanzitutto: «Vogliamo che l’Italia abbia finalmente una politica energetica seria ed equilibrata. Abbiamo chiesto al Friuli Venezia Giulia di partecipare e la sua risposta è seria. La Regione - afferma Prodi - sta analizzando tutti gli aspetti tecnici ed ecologici, tutte le compatibilità, per poter realizzare un investimento nel modo più tranquillizzante, beneficiando delle ricadute economiche positive, ma tenendo lontani tutti i rischi per l’ambiente». Basta? Niente affatto: il premier, politicamente, benedice sin d’ora un terminal nel Golfo. «Mi auguro si faccia. Ripeto, è un lavoro comune che stiamo facendo, vedremo il risultato, ma mi auguro si faccia».
LA TAV
E come ignorare l’alta velocità che il governatore difende a spada tratta nonostante i comitati sempre più numerosi e agguerriti? Prodi non ci pensa nemmeno, né perdona chi si oppone «senza se e senza ma», scendendo in piazza in Val di Susa come in Friuli Venezia Giulia: «Trieste, per me, è sempre stata una cerniera tra Est e Ovest. Ma, per esserlo, deve avere treni veloci e strade veloci tra Est e Ovest». Illy ascolta, annuisce, apprezza: la sintonia, almeno stavolta, è totale. Cravatta esclusa, s’intende.
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