Primo Principio, nasce a Trieste la startup che porta il digitale nei campi
TRIESTE Che cosa ci fa un ingegnere delle telecomunicazioni in un campo di ulivi o in un vigneto? Primo Principio, cooperativa costituita da ingegneri, esperti in scienze sociali, agronomi e sviluppatori di software, ha inventato sentori che possono avere innumerevoli applicazioni. Nata nel 2011, incubata come start up innovativa da Innovation Factory in Area Science Park a Trieste e con una sede in Sardegna ad Alghero presso il Centro di ricerca PortoConte Ricerche si avvale di otto soci con una filosofia in comune: tenere insieme innovazione e etica, portando scienza e tecnologia in settori tradizionali, come il mondo agricolo per riorganizzare i processi in chiave sostenibile.
Dunque, che cosa può fare un ingegnere per un piccolo produttore? Stazioni di monitoraggio agrometeorologico installate fra i filari. Ma anche reti wifi sui percorsi del cicloturismo. Primo Principio ha sviluppato un sistema di sensori, piccolissimi ed energicamente autosufficienti, che monitorano l’ecosistema in cui si sviluppa la pianta (raccogliendo dati su aria, terreno, microclima) installati in campo, comunicano via wifi con la piattaforma web di Primo Principio che li elabora e permette una consultazione su dispositivi mobili o Pc connessi a internet senza necessità di installare alcun software. Sono anni che si parla di Internet of Things (IoT): tutto ciò che ci circonda diventerà "smart" agevolando le nostre attività quotidiane.
L’loT può rivelarsi uno strumento prezioso per gestire in maniera più efficiente attività come agricoltura, allevamento, monitoraggio ambientale e tracciabilità agroalimentare. Questa è stata l'intuizione della cooperativa, entrata in un mercato che oggi in Italia vale 3 miliardi, 6 anni fa. Oggi ha un fatturato di 500 mila euro e buone prospettive di crescita. Di rilievo progetti come Susgrape che attraverso l’adozione di tecnologie Ict in viticoltura punta alla riduzione dell’uso di sostanze chimiche, delle emissioni di CO2 e dei consumi d’acqua per l’irrigazione. Il progetto ha catturato l’attenzione di alti funzionari dei ministeri dell’agricoltura e sviluppo rurale di Serbia, Montenegro, Macedonia, Albania, Kosovo.
Ingegneri e agronomi al servizio di piccoli produttori hanno sviluppato una soluzione wireless per la coltivazione della vite e dell’ulivo e monitoraggio dell’acqua. In questo modo è come se le piante potessero parlare, dirci quando hanno caldo, freddo o sete oppure ancora se in quel momento le condizioni sono a rischio per una patologia particolare. Storicamente la difesa delle piante deriva dall’esperienza dell’agricoltore utilizzando trattamenti chimici fitosanitari in base a una pratica tramandata di generazione in generazione oppure in base a un approccio a calendario secondo bollettini di allerta periodici. Tuttavia la ricerca scientifica ha dimostrato che che il rischio di ammalarsi per le piante non è omogeneo ma proprio come per le persone varia in base al microclima e altri fattori.
Un sistema di difesa integrato che può rivelarsi uno strumento importante per la riduzione del danno di eventi meteo inaspettati o patologie delle piante. Basti pensare che Peronospora e oidio sono due flagelli per la viticoltura del nostro territorio.—
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