Primato al San Polo di Monfalcone: 710 bimbi nati nel 2019

Arrivano anche le mamme della Bassa Friulana. Le donne straniere sono 285, pari al 40%, di cui 108 bengalesi con forte incidenza nei cesarei per la patologia del diabete
Bonaventura Monfalcone-14.01.2016 Reparto Ostetricia e primario Boschian-Bailo-Ospedale di san Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-14.01.2016 Reparto Ostetricia e primario Boschian-Bailo-Ospedale di san Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

TRIESTE Il Punto Nascita al San Polo ha inaugurato l’era della riforma, in regime Asugi, in integrazione con l’Ircss Burlo Garofolo, all’insegna di numeri di tutto rispetto. L’attività 2019 conferma il trend dell’anno precedente. Il Servizio diretto da Pierino Boschian-Bailo ha registrato 705 parti, di cui 5 gemellari portando a 710 i nati complessivi. «A fronte di un inizio 2019 caratterizzato da un calo importante delle nascite, e della chiusura del Punto Nascita di Palmanova a fine luglio, abbiamo recuperato diversi parti», spiega il direttore. Dall’area sanitaria della Bassa Friulana, sono stati 90 i parti riconducibili a 59 pazienti residenti nel Cervignanese e nel Palmarino, e a 31 donne isontine.

PROVENIENZA.

In particolare, delle 705 partorienti complessive che hanno scelto il San Polo, 612 sono isontine, 15 provenienti dall’area triestina, 6 dall’Udinese e 13 da extraregione. Viene mantenuta l’incidenza delle donne straniere, pari al 40%. Si tratta di 285 pazienti, di cui 108 di origine bengalese, rappresentative del 15% e residenti a Monfalcone, a indicare la stabilità della popolazione asiatica. Dati in linea con il 2018, quando le donne straniere affluite al San Polo erano state 276, di cui 109 bengalesi.

CESAREO E PATOLOGIE.

Percentuali di fatto omogenee anche per i parti cesarei che lo scorso anno sono stati 142, il 20%, mentre nel 2018 erano 139, il 19,8%. C’è da rilevare che la modalità del parto cesareo riguarda maggiormente le donne straniere: «L’operatività in ordine ai parti cesarei – afferma il direttore – aumenta per la maggiore incidenza delle pazienti non italiane in virtù di situazioni patologiche, in particolare il diabete diffuso tra le donne bengalesi». Rimane basso invece il ricorso all’episiotomia, incisione chirurgica che facilita il parto, a fronte di 40 casi su 563 parti naturali, circa il 7%. Nel 2018 erano 38 su 463 parti naturali (7,6%). «La bassa incidenza relativa a questa tipologia di intervento – osserva il medico – costituisce un indice di appropriatezza delle cure ostetriche, a garanzia di un approccio clinico-sanitario pertinente».

NUOVE MODALITÁ.

Veniamo alle proposte del Servizio per affrontare il momento del travaglio e del parto. I parti in acqua, una specificità consolidata al San Polo, lo scorso anno sono stati 39, pari al 7,6%, nel 2018 erano 42, ossia l’8%. C’è quindi il ricorso all’analgesia. Sono state 58 le donne che hanno scelto l’epidurale, l’8,2%, mentre nel 2018 erano 106, il 17,7%. Si rileva un buon risultato in ordine all’utilizzo del protossido di azoto, modalità innovativa introdotta lo scorso novembre, consistente nell’inalazione mediante una mascherina del farmaco analgesico contenuto in un’apposita bombola, gestita autonomamente dalle partorienti per attenuare gli effetti dolorosi del travaglio e del parto. Questa modalità è stata assunta da 23 partorienti, il 18,7% dei parti spontanei registrati negli ultimi due mesi del 2019. Il direttore del Servizio parla di un «notevole successo, in termini di riscontro da parte delle pazienti, ma anche di soddisfazione degli stessi operatori sanitari che ritengono questa innovazione di analgesia interessante e sicura».

RIORGANIZZAZIONE.

Boschian-Bailo sottolinea: «L’avvio della riorganizzazione in Asugi assieme all’Istituto Burlo Garofolo, vede il nostro Servizio partire con le carte in regola sotto il profilo dell’attività svolta. I dati del 2019 hanno mantenuto il trend dei 700 parti, a dimostrazione della qualità professionale che viene garantita. Possiamo pertanto confermare che la nostra offerta è assolutamente in linea con una moderna ostetricia, gestita con un occhio di riguardo alla parte fisiologica, il parto in acqua o le posizioni libere durante il travaglio, senza dimenticare la sicurezza che ci deve essere in un ospedale». Il direttore aggiunge: «Stiamo perfezionando l’allestimento di una seconda sala per i tagli cesarei, per poter affrontare situazioni di emergenza. È in arrivo la nuova strumentazione specifica, la nuova sala sarà operativa a breve. Proponiamo inoltre il travaglio di prova alle pazienti già sottoposte ad un taglio cesareo, al fine di favorire il parto naturale. Su 80 donne con un pregresso parto cesareo, 36 hanno partorito spontaneamente».

MODELLO E VISITE.

Altro aspetto l’integrazione tra ospedale e territorio. «Un’attività consolidata è quella del percorso nascita – spiega ancora Boschian-Bailo – e l’offerta è completa, comprendendo la gestione delle gravidanze sul territorio da parte delle ostetriche, gli accertamenti di diagnosi prenatale (ecografie, villocentesi, amniocentesi, ndr) e la fase post-parto con la possibilità delle visite a domicilio. Il modello di integrazione tra territorio e ospedale è già stato infatti proposto per una diffusione in tutta la regione. Nella nuova realtà Asugi – ha concluso – sicuramente cercheremo di mantenerlo e anche di implementarlo». —


 

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