«Prima un massaggio vero, poi il sesso»

«Anch’io sono andato nell’appartamento di via Belpoggio. Lo sapevo benissimo che quelli non erano massaggi fisiatrici, ma incontri con prostitute». Le parole sono di un noto professionista triestino finito, suo malgrado, nell’inchiesta giudiziaria del pm Pietro Montrone sul centro estetico a luci rosse
TRIESTE.
«Anch’io sono andato nell’appartamento di via Belpoggio. Lo sapevo benissimo che quelli non erano massaggi fisiatrici, ma incontri con prostitute. Ero andato lì nella scorsa primavera in una pausa di lavoro dopo aver trovato il contatto su Internet». Le parole sono di un noto professionista triestino finito, suo malgrado, nell’inchiesta giudiziaria del pm Pietro Montrone sul centro estetico a luci rosse per la quale sono finiti ai domiciliari raggiunti da un provvedimento di custodia cautelare Elisabetta Svara, 40 anni, titolare dell’attività, il convivente Alessandro Viezzoli, 47 anni e l’insospettabile impiegato amministrativo della facoltà di medicina e ministro di culto dei testimoni di Geova a Monfalcone, Moreno Furlan, 50 anni.


Le dichiarazioni del professionista, cliente del centro di bellezza, fanno parte del fascicolo giudiziario. Ricorda: «A fine estate gli investigatori della Guardia di finanza mi hanno chiamato in caserma. Sono stati cortesisissimi. Mi hanno detto che dalle intercettazioni dei telefonini degli indagati sono risaliti al mio nome. Io non ho avuto nessun motivo per nascondere il mio incontro intimo. Ho spiegato che non avrei mai creduto che dietro quegli incontri ci fosse stata un’organizzazione, pensavo che le prostitute fossero libere professioniste e non dovevano rendere conto ad altri. Solo in questi giorni quando sono scattati gli arresti mi sono reso conto che non era proprio così». Poi ricorda il suo incontro a pagamento.


«Quando ho suonato il campanello della porta dell’appartamento mi ha aperto una ragazza che aveva addosso una vestaglietta scura. Sotto era nuda. Era italiana, me lo ricordo benissimo. Siamo andati in una camera alla fine del corridoio, c’era un letto alla giapponese. Mi ha fatto spogliare e poi mi sono messo prono, con la faccia verso il basso, e lei mi ha massaggiato con creme e unguenti. A un certo punto mi ha fatto girare e mi ha detto chiaramente che se avessi voluto un rapporto completo avrei dovuto pagare in aggiunta più di 100 euro come pensavo. Ho rifiutato l’offerta, siamo così rimasti alle condizioni di prima quando avevamo concordato una cosina più soft. Alla fine mi sono alzato dal lettino soddisfatto e ho pagato il compenso, appunto 100 euro».


Secondo le indagini della Guardia di finanza ai clienti più affezionati, invece, veniva proposta una scelta più ampia tra massaggiatrici dai nomi esotici come Dayane, Natasha, Dominik e Carmen. Le ragazze, un po’ come accadeva nelle case di tolleranza, prima della legge Merlin, venivano messe in fila in corridoio e il cliente passando in rassegna decideva con chi trascorrere qualche decina di minuti e anche il tipo di massaggi ai quali essere sottoposto. Nel ”listino” il body massage, il tantrico o quello a quattro mani. Come da copione, i responsabili dei Testimoni di Geova prendono le distanze dall’operato di Moreno Furlan.


Fino a tre giorni fa ha rivestito il ruolo di responsabile di una delle zone di Monfalcone. Il suo status era di ministro del culto e anche ieri alcuni suoi confratelli stupiti e meravigliati ne hanno ricordato le indubbie doti oratorie in occasione degli incontri nelle sale del regno. «Abbiamo fiducia nelle istutuzioni», dice Sergio Tommasoni, portavoce dei Testimoni di Geova. Poi aggiunge: «Furlan si dichiara estraneo alle accuse». Un altro responsabile della sede di via del Bosco si dichiara «sconcertato» per l’accaduto.


Prosegue: «Sicuramente la procura deve avere in mano elementi rilevanti. Quando sarà possibile alcuni nostri delegati andranno a parlare con lui. Dobbiamo capire... ». Domani intanto ci sarà davanti al gip l’interrogatorio di garanzia per i tre accusati. Elisabetta Svara e Alessandro Viezzoli sono assistiti dall’avvocato Marta Silano, Moreno Furlan da Giulio Di Bacco. Dice l’avvocato Silano: «Sapremo cosa dire. Spiegheremo tutto... ».

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