Sì alla prima pietra d’inciampo a Monfalcone: la giunta comunale fa dietrofront

Il vicesindaco reggente Garritani incontrerà a metà gennaio l’Aned: «Ripensarci è stato utile». E se ci saranno altre istanze l’ente le accoglierà

Tiziana Carpinelli
Il vicesindaco reggente Antonio Garritani, vicino al segretario comunale
Il vicesindaco reggente Antonio Garritani, vicino al segretario comunale

Per cominciare, sette giorni fa era un no. Ma la vera bella notizia a una manciata di giorni dal Natale è proprio il cambio di rotta: Monfalcone avrà la sua prima pietra d’inciampo. Il vicesindaco reggente Antonio Garritani, rispetto alle posizioni espresse l’altro martedì ha avviato un supplemento d’indagine, un approfondimento. E si è persuaso in questi giorni che sì, Natale Marchese, il deportato a Mauthausen, inghiottito il 1° marzo 1945 nel gorgo nero del sottocampo Gusen, perito a 51 anni per le atrocità inflittegli nella sua prigionia da perseguitato politico, merita d’essere ricordato nel monumento europeo diffuso di Gunter Demnig, l’artista tedesco autore della brevettata stolpersteine, posata per la prima volta nel 1992 a Colonia.

L’annuncio 

È stata, lunedì 16 dicembre, la prima comunicazione in Aula e l’ha voluta rendere proprio Garritani, che a margine, più tardi verso l’ora di pranzo, ha spiegato: «Penso sia stato utile l’averci ripensato». Dopo l’ultima lettera datata 9 dicembre dell’Aned, l’associazione degli ex deportati (medaglia d’oro al merito civile) che s’era fatta portavoce della richiesta di Carmen, la 92enne figlia di Natale Marchese, il sindaco reggente ha voluto confrontarsi e studiare meglio la pratica della pietra d’inciampo, sciogliendo infine le riserve. Ha compreso che la dedica del manufatto non si può circoscrivere alle sole vittime della Shoah, sebbene siano stati proprio i 6 milioni di ebrei a vivere a rappresentare più crudamente la portata del genocidio, per proporzioni. Scomparvero nei campi infatti anche altre minoranze: omosessuali, sinti, oppositori politici, bambini e disabili.

Ricordo dei perseguitati

Garritani, in Aula, dunque: «Dopo l’iniziale richiesta e il relativo riscontro abbiamo definito l’esigenza di utilizzare le pietre d’inciampo non solamente verso il popolo ebraico, quello certamente maggiormente perseguitato dai nazisti nel corso della Seconda guerra mondiale, ma anche verso le altrettanto innumerevoli persone che dissentivano dal regime o venivano considerate diversi e inferiori per etnia od orientamento sessuale, così come le tante altre situazioni che si verificarono nel contesto di quel tragico periodo». Per questo a metà gennaio il sindaco reggente incontrerà il presidente dell’Aned Liberto Tardivo per «seguito concreto» alle proficue interlocuzioni.

La prima pietra di altre

Desiderio dell’ente, ha spiegato sempre dopo il Consiglio Garritani, è di concretizzare l’iniziativa «di una o più» (se ci saranno altre richieste) pietre d’inciampo per la prossima Giornata della memoria. Verosimilmente non sarà così, perché a fronte delle numerosissime richieste, la disponibilità del manufatto artigianale richiede circa otto mesi d’attesa: l’importante, tuttavia, è la decisione intrapresa, la volontà politica di accordare la posa. Che ribadisce «la sensibilità, il rispetto e la considerazione del Comune verso «gli oltre cento monfalconesi deportati, di cui solo la metà è tornata a casa». E intende per questo «sensibilizzare una forte presa di coscienza verso tutte le situazioni in cui si manifesta lo spettro della pulizia etnica o dell’antisemitismo».

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