Prima casa, in città rincari al top: +22% dall’Imu 2012 alla Tasi 2014
Il Comune era troppo generoso ieri, quando lasciava l’Imu più bassa che altrove, o è diventato troppo pretenzioso oggi con la nuova Tasi, che un po’ tutti i municipi tengono al massimo consentito dalla legge? Le due cose insieme? O, ancora, come sostiene l’amministrazione Cosolini, si tratta di una banale coincidenza che si rivela sfortunata, in questo caso la scelta, da parte degli analisti del famoso Ufficio studi della Cgia di Mestre, di un parametro che più di altri mette in croce l’operato del Comune stesso?
La caccia all’interpretazione più calzante è aperta. Resta il fatto che, stando almeno ai numeri del report diffuso proprio ieri dalla Cgia di Mestre, Trieste si ritrova incastrata fra i pioli più alti della scala dei rincari, riguardanti la rediviva tassa comunale sulla prima casa, rispetto all’ultima volta in cui i contribuenti l’avevano dovuta sborsare: nel salto a piè pari oltre il 2013, anno in cui l’ex Ici era stata sospesa dal Governo Letta dopo l’accordo Pd-Berlusconi, dal 2012, quando di nome faceva Imu, e il 2014, ora che si chiama Tasi, qui in effetti l’imposta locale sull’abitazione principale risulta cresciuta del 22%. La tassa da pagare per una casa-tipo (calcolata, precisa la Cgia, in base alla rendita catastale media degli immobili ad uso abitativo più frequenti di classe A2 censiti in ogni capoluogo di provincia, al netto di qualsiasi variabile che comporta detrazioni come eventuale reddito basso e soprattutto numero dei figli) a Trieste, nella fattispecie, passa in un biennio da 450 a 550 euro. La differenza, dunque, è un centone tondo tondo da aggiungere quest’anno rispetto a quanto già si metteva sul piatto nel 2012. Il 22% appunto.
Per puro rialzo di soldini da tirare fuori, solo in tre città (fra i 76 capoluoghi presi in considerazione, ovvero tutti quelli le cui delibere comunali sulla Tasi erano presenti a lunedì scorso sul portale del Dipartimento delle Finanze, si legga a questo proposito nelle pagine in testa al Piccolo di oggi, ndr) va peggio che qui. Trieste insomma è quarta per incremento del prelievo medio. Se però si vanno a rielaborare in casa i dati della Cgia, e a guardare anziché le variazioni assolute quelle relative, percentuali, Trieste scende, per la pesantezza dei suoi aumenti di balzello, al decimo posto su 76, con il - come si diceva - il 22%. Davanti a noi scala infatti tutta una serie di località in cui il trapasso Imu-Tasi vale meno di cento euro in più, come ad esempio Sondrio, appena 15.ma nella graduatoria assoluta e non relativa con +38 euro dal 2012 al 2014, ma con un +30% in termini percentuali poiché lì due anni fa si partiva da 124 euro di Imu e adesso si arriva a 162 di Tasi.
Se la discesa dal quarto posto assoluto al decimo relativo poteva confortare, un’ulteriore rielaborazione dei dati Cgia ci rispinge alla depressione. Nel 2012 c’erano 17 città - tra le 76 al setaccio - in cui il prelievo medio era superiore ai 450 euro di Trieste. Oggi invece ce ne sono solo quattro (Bologna, Genova, Torino e Milano) che si tengono sopra ai nostri 550 euro. Dal 18.mo al quinto posto in due anni.
Tutto considerato, in fondo, l’analisi statistica che piomba dall’Associazione Artigiani e Pmi del Veneto è un assist troppo goloso, per l’opposizione cittadina di centrodestra. E infatti Everest Bertoli, capogruppo di Forza Italia in Municipio, non perde l’occasione: «Lo avevamo detto - scrive in una nota stampa - e adesso arriva la conferma dai dati ufficiali della Cgia di Mestre. Un triste primato, tutto confezionato dall’amministrazione di Cosolini, che sull’aumento devastante delle tasse, per famiglie ed imprese, ha basato tutta la sua azione amministrativa. Siamo massacrati dalle tasse in una città sempre più sporca, trascurata ed abbandonata a se stessa da una amministrazione incompetente».
@PierRaub
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