Prg, Paoletti chiede al Comune «meno vincoli e più certezze»
Confcommercio convoca sindaco e assessore alla Pianificazione di buon mattino per un pubblico “civile” processo al Piano regolatore e il presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti chiede subito le caratteristiche preferite dalle categorie: che lo strumento urbanistico consenta investimenti e cambiamenti veloci, flessibili. Il suo vice Manlio Romanelli che ha seguito i lavori di consultazione sul Prg per le categorie incalza: «Meno vincoli, più certezze». Ma poi in due ore serrate la saletta si riempie soprattutto di «problemi vecchi come il cucco», così li ha definiti Cosolini, e cioé la perenne rissa se aprire l’Ezit al commercio (e di quale tipo), e come inglobare nel disegno della città un Porto vecchio di cui l’Autorità portuale ha appena chiuso le porte, «che è come se per ogni buca in strada, per motivi di sicurezza, io chiudessi il transito» ha detto il sindaco definendo i lucchetti «simbolo di una distanza e separatezza dalla città».
Ma il permesso di costruire pontili a Barcola piace anche a Confcommercio. Le piste ciclabili vengono apprezzate. La mobilità sostenibile è accolta. Interessa agli operatori economici l’idea innovativa dei “crediti” edilizi che si potranno acquisire modificando in senso energetico case e zone dove la densità di cemento non è più aumentabile, spendendo quel tesoretto di metri cubi dove invece il Prg lo consentirà. In casa dei commercianti però è il commercio il terreno più scivoloso.
Cosolini ha usato termini duri per Ezit che vuole accogliere investitori-venditori e per il concessionario Fabio Padovan che accusando il Comune di “protezionismo” vorrebbe vendere a fondi d’investimento che bussano per aprire fori commerciali in area industriale: «L’urbanistica su richiesta porta direttamente in Foro Ulpiano o anche più in su (tribunale e carcere, ndr), mentre se l’Ezit vuole liberalizzare l’area prima di tutto chieda il proprio scioglimento, perché annulla la sua stessa ragion d’essere». Alla fine l’assessore Elena Marchigiani, dal tono prudentemente flessibile su tutti i temi, ha avuto uno scatto: «Ma se chiudono i centri commerciali in città perché estendere commercio generico in zone distanti dal centro e dai rioni, che morirebbero, e dove vive popolazione anziana che in Ezit non arriverebbe?». Marchigiani ha invitato l’Ezit a cercare piuttosto aziende innovative da insediare, nell’unica zona produttiva della città. E Paoletti si è detto completamente d’accordo. Accordo e disaccordo in continuo zig-zag su questo argomento. E Cosolini si è fortemente smarcato anche dalle accuse di aver sfavorito certe aree di città, dove per esempio Godina sta chiudendo. «L’ente pubblico non può dire a nessuno dove deve comprare che cosa, sarebbe da Nord Corea. È il mercato che comanda». Ma in Ezit deve essere “moderato”, anche perché «liberalizzare completamente, se mai le categorie economiche trovassero un accordo in tal senso - ha proseguito il sindaco - significa far schizzare i prezzi dei terreni molto in alto, «sfavorendo l’industria e l’artigianato».
Fra tante ombre, e con un Ezit sottoposto due o tre piani urbanistici assieme, «il Comune ha di fatto confermato la situazione che c’è ora». Commercio senza alimentari e senza abbigliamento, solo nella zona di cerniera su via Flavia.
Il più deluso, però, è stato Roberto Bettin, responsabile dei “Centri in via”. «Una lettera al sindaco, con cui chiediamo quanto prima la pedonalizzazione di via Mazzini e via Imbriani». Non si può fare. Piano del traffico frenato dal patto di stabilità. Cosolini: «Per pedonalizzare via Mazzini dovremmo aver realizzato tutti i nuovi sensi di marcia attorno. Ma ci è impedito di spendere per farlo. E mentre si avvicina la gara per il trasporto pubblico locale, né Trieste trasporti né Provincia vogliono sentir parlare di cambiamenti nel tragitto degli autobus».
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