Prezzi, l’esclusione Istat diventa un caso politico

Dati dell’inflazione senza i numeri cittadini. Critiche alla giunta anche dalla maggioranza
di Piero Rauber
Cagliari ha i rincari più spinti. A Potenza e Bari gli aumenti hanno tirato il freno più che altrove. E Trieste? Non pervenuta. Perché «a causa dell’incompletezza della rilevazione i dati non vengono diffusi». È lapidaria la postilla dell’Istat che spiega il perché di quelle caselle vuote. Come aveva preannunciato lunedì il Comune, le oscillazioni dell’inflazione di settembre pubblicate ieri a Roma dall’Istat non danno numeri triestini. Nelle tabelle comparative tra i venti capoluoghi regionali, ad esempio, la nostra è l’unica città priva di percentuali. Non fa media. Non concorre, in questa fase, al vivere quotidiano, dato che all’inflazione si legano buste paga, pensioni, mutui e quant’altro. E il caso ora si fa politico, con la stessa maggioranza pronta a tuonare ieri in commissione Trasparenza per il mancato coinvolgimento del Consiglio comunale, a luglio, nella scelta dell’amministrazione Dipiazza di affidare il servizio a Esatto.


LA NOTA ROMANA
Ieri, dunque, l’Istituto nazionale di statistica - che lunedì aveva liquidato la notizia con un perentorio «le comunicazioni ufficiali le dà solo l’Istat» - ha ammesso che nell’ingranaggio di validazione c’è un inghippo che ci riguarda. E che l’emergenza rientrerà, certo, ma i tempi non sono indicati. Mentre la tendenza media nazionale dell’inflazione cominciava a circolare «zoppa» causa quest’assenza, l’Ufficio stampa Istat ha diffuso una nota dedicata al caso Trieste. «Si rende noto - si legge - che la sospensione della diffusione degli indici dei prezzi al consumo di Trieste, relativi al mese di settembre 2008, si è resa necessaria per realizzare le opportune verifiche su alcuni problemi di qualità riscontrati nei dati rilevati e trasmessi all’Istat dall’Ufficio comunale di statistica, con riferimento sia a settembre 2008 sia ai mesi precedenti». Tale passaggio conferma come sia ancora in atto una raffica di test incrociati tra i monitoraggi del mese scorso dai debuttanti di Esatto e quelli degli ex consulenti dell’Ufficio statistica di Palazzo Costanzi, che si sono chiamati fuori ad agosto allorché il Municipio ha esternalizzato il servizio alla sua partecipata delle riscossioni.


TEMPO INDETERMINATO
La nota dell’Istat «precisa che tale sospensione ha carattere provvisorio: la diffusione dei dati verrà ripresa secondo le consuete modalità una volta completate positivamente le operazioni di controllo sulla correttezza della rilevazione dei dati e sulle operazioni effettuate successivamente dall’Ufficio comunale di statistica». Roma, insomma, intende validare senza lasciare nulla di intentato sia il lavoro di chi batte e/o ha battuto i negozi, sia chi quei numeri li raccoglie e/o li ha raccolti in Comune. Ed è un blocco, di fatto, a tempo indeterminato. L’Istat, infatti, non cavalca il comunicato di lunedì del Comune, dove si faceva presente che la diffusione «sarà ripresa presumibilmente entro la fine del mese di ottobre». In effetti due settimane fa, dopo la prima sospensione delle anticipazioni di fine mese, l’assessore con delega alla statistica Marina Vlach dava appuntamento al 14 ottobre per la soluzione del rebus, mentre dall’Istituto nazionale non avevano fissato scadenze.


L’ASSESSORE
«Non diamo nulla per scontato - ha precisato ieri la Vlach - ma presumiamo. La verifica è un lavoro immane, e di questo ringrazio gli uffici. Non ci vediamo però nulla di eclatante o scandaloso. Ciò che è successo qui si è verificato di recente anche in altri capoluoghi, sempre per effetto della stretta della Finanziaria 2008 sugli incarichi esterni». Quali capoluoghi? «Non sta a noi dirlo - chiude l’assessore - questo è quanto ci ha comunicato l’Istat».


GLI EX RILEVATORI
Nessun riferimento viene fatto, ad ogni modo, alla presunta «superficialità» degli ex rilevatori, desunta secondo indiscrezioni dalle discrepanze tra i dati raccolti dai nuovi addetti di Esatto e quelli precedenti, cosa che ha poi innescato la denuncia del Municipio, per ipotesi di truffa, nei confronti dei suoi stessi vecchi collaboratori e di chi doveva controllarli.


FUORI BILANCIO
Collaboratori che hanno lavorato per otto mesi - da gennaio ad agosto - senza contratto. Con un bilancio comunale che lo scorso dicembre non aveva messo in preventivo l’apposita posta per pagare i rimborsi-spese del loro operato. Prova ne sia che ci è voluta una delibera consiliare che riconoscesse un debito fuori bilancio da 23 mila euro per saldare il primo semestre 2008. E che ora, visto che il servizio targato Esatto è scattato a settembre, ce ne vorrà una seconda da 8.800 euro per chiudere i conti di luglio e agosto.


COMPENSI A RISCHIO?
E qui il calendario non dà una mano. La seconda commissione Finanze è chiamata proprio stamani, in piena bufera Istat, a dare il via libera al passaggio di questa spesa in Consiglio comunale. Non è escluso, sentita l’aria che tira, che i soldi per gli ultimi due mesi di lavoro degli ex rilevatori vengano congelati in attesa di conoscere le loro eventuali responsabilità. «Com’è possibile non prevedere un impegno di spesa per un’attività prevista per legge, e per di più senza incarico?», si è chiesto Iztok Furlanic ieri in commissione Trasparenza (si veda a lato, ndr). «Due debiti fuori bilancio in due mesi per un’attività che il Comune è obbligato a svolgere destano perplessità. Vedremo domani (oggi, ndr) se è il caso di prenderci del tempo per verificare certi aspetti», rileva il forzista Everest Bertoli, che in Trasparenza era andato giù pesante: «Considerate le accuse che stanno emergendo mi sono pentito di aver votato la prima delibera fuori bilancio». Gli aveva fatto eco la collega di partito Raffaella Del Punta, a testimonianza che in queste ore è la stessa maggioranza a storcere il naso sulla condotta del governo cittadino: «Dobbiamo capire quali eventuali fatti possono essere attribuiti agli ex rilevatori. Se sono responsabili di qualcosa, perché mai dovremmo liquidare i loro compensi? In caso contrario, qualcuno dovrà scusarsi».

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