Prezzi giù a luglio Anche a Trieste arriva la deflazione
I prezzi calano? I consumatori ringraziano. L’economia invece piange. Sembra una contraddizione: per anni l’inflazione è stata considerata un “mostro” che si mangia gli stipendi. Oggi il problema sembra essere l’opposto: la deflazione, una diminuzione del livello generale dei prezzi. Da questo punto di vista i dati nazionali riferiti al mese di luglio, diffusi ieri dall’Istat, sono preoccupanti. Dieci grandi città risultano in deflazione, tra queste Trieste dove i prezzi hanno subito un calo dello 0,1%, su giugno e dello 0,2 rispetto a luglio 2013. Il consumatore non spende, o perchè non ha nulla da spendere o perchè attende ulteriori cali e rinvia all’infinito gli acquisti convinto di risparmiare ulteriormente.
«La deflazione è comune un po’in tutta Europa - afferma Edi Kraus, assessore alle Attività produttive -, ora è arrivata anche a Trieste. Probabilmente il periodo estivo e il tempo capriccioso hanno contribuito a questo fenomeno. Ma il problema comunque esiste. Che sarebbe ancora più grave se la contrazione dei consumi si verificasse anche nei prossimi mesi. Il Comune ha lanciato diverse iniziative per incrementare il commercio e le altre attività».
«La deflazione fa bene alle tasche del consumatore - commenta Luisa Nemez dell’ Otc, Organizzazione tutela consumatori-, farà forse male all’economia. Ma è quasi piacevole andare a comprare un qualsiasi bene di consumo con i prezzi che scendono, o non aumentano. Per quanto riguarda Trieste, qui si ha l’impressione che la gente viva bene, ma c’è una realtà diversa. Ci sono i poveri poveri, quelli che vanno a mangiare dai frati di Montuzza; poi ricchi diventati poveri, quelli del cosiddetto ceto medio a stipendio fisso e sono la grande maggioranza, diciamo il 60-70 per cento; infine chi ha un reddito netto di oltre 3 mila euro. Sono questi ultimi che, pur avendo la possibilità, non spendono, non mettono in circolo il denaro, fanno le cicale. La situazione mondiale lascia poco ottimismo, la gente aspetta prima di spendere».
Situazione difficile anche per la Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi. «Nessun aumento nei bar e nella ristorazione - afferma Bruno Vesnaver -. I nostri prezzi sono fermi da anni, a parte i 10 centesimi in più per la tazzina di caffè. A differenza di quello che è successo in città negli ultimi tempi con aumenti nei trasporti e i servizi dell’Acegas.Il guadagno da parte degli esercenti ormai è ridotto al minimo. Basta vedere quello che è successo a luglio: non ho ancora i dati sotto mano, ma il flusso turistico registrato è stato inferiore rispetto all’anno scorso. E, soprattutto, chi è arrivato a Trieste ha speso pochissimo. Per gli esercenti non è stato un grande periodo. Sembrava proprio che la gente non volesse spendere più del necessario».
«Non fermiamoci sempre alle statistiche - sottolinea Franco Rigutti, vicepresidente di Confcommercio Trieste - un più zero o un meno zero virgola non significano niente, sono due anni che andiamo avanti così. Bisogna essere sereni e lavorare. Sono fiducioso che a fine anno le cose possano migliorare».
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