Prezzi, assenti per la prima volta i dati triestini

L’Istat: «Controlli in corso, aspettiamo la verifica del 14 ottobre». Il Comune: «Ce la faremo»
di Piero Rauber
Trieste esce per la prima volta dall’elenco delle città-campione dell’Istat nazionale, da dove vengono diffuse le anticipazioni provvisorie sull’inflazione. Ieri infatti, come anticipato dal Piccolo, non sono stati resi noti i dati che, di norma, uscivano a fine mese dall’Ufficio statistica del Municipio. Lì quei numeri già ci sono. Ma per ora, per effetto dell’indagine dell’Istat nazionale, devono restare top-secret.


Una sospensione che corrisponde al momento a un solo «perché» ufficiale, ma che cova una nidiata d’imbarazzi, in particolare in Comune. Comune che è e resta il primo interlocutore dell’Istat, attraverso il suo Ufficio statistica, anche dopo l’«esternalizzazione» del servizio di rilevazione dei prezzi, affidato proprio dal primo settembre alla partecipata delle riscossioni Esatto Spa.


Il «perché» ufficiale - come fa sapere da Roma Patrizia Cacioli, responsabile dell’Ufficio stampa dell’Istat - è che lo stesso Istituto nazionale di Statistica ha necessità di «effettuare dei controlli supplementari sulla qualità dei dati emersi a Trieste, in base a precisi standard, anche in virtù del cambio del gruppo dei rilevatori sul territorio. Le verifiche di questi giorni non hanno permesso d’inserire i dati del capoluogo giuliano nella cifra provvisoria, ma ciò in passato è successo anche altrove. Per noi, di conseguenza, non esiste ancora un caso Trieste, siamo ancora in un range di normalità, al punto che l’istituto non è nemmeno tenuto a comunicare il fatto che in una città piuttosto che in un’altra non siano state rese pubbliche le anticipazioni. L’importante invece è che questi dati ci siano il 14 ottobre, se mancassero quel giorno allora sì che subentrerebbe l’obbligo della comunicazione, perché il campione complessivo non sarebbe più rappresentativo allo stesso modo».


La data del 14 ottobre porta alla scadenza in cui, per prassi mensile, l’Istat diffonde la media nazionale dell’indice dei prezzi al consumo: una percentuale calcolata sui numeri - certificati, e dunque definitivi - usciti da 84 capoluoghi. Se qui mancasse Trieste, in soldoni, la proiezione dell’inflazione sarebbe inesatta e potrebbero verificarsi ricadute non in linea con il reale costo della vita, su mutui, affitti, pensioni. Numeri che, per il cittadino, incidono sul quotidiano. «I dati definitivi - dà per scontato Marina Vlach, assessore con delega alla statistica - usciranno il 14 ottobre, l’Istat ci ha rassicurato che non ci sono problemi, non è che sconvolgeremo la media nazionale». L’Istituto - è la versione dell’assessore - ha giudicato «regolare» la transazione decisa dal Municipio, in base alla quale i sei nuovi rilevatori dei prezzi nei punti-vendita di Trieste (due pescati dall’albo, altrettanti già operativi nel settore in passato, un ex collaboratore dell’Ufficio statistica del Comune e un addetto interno della Spa stessa) risultano sotto contratto con Esatto.


«I rappresentanti dell’Istat nazionale - aggiunge la Vlach - sono venuti qui la scorsa settimana anche perché volevano accertare la validità dell’affidamento del servizio a un soggetto terzo. Con la nuova legge hanno lo stesso problema, quello cioè di dover utilizzare solo laureati in statistica se il servizio resta interno».


Perché, allora, Trieste è scomparsa temporaneamente dalle città-campione per le anticipazioni? «L’Istat - ammette la Vlach - ha trovato incongruità tra i dati dei mesi precedenti e quelli raccolti dai nuovi rilevatori». Incongruità che si tradurrebbbero in prezzi, di alcuni beni-campione, per lo più improvvisamente troppo alti. Questo stando ai rumors che in Municipio in tanti riportano ma nessuno tranne il sindaco (si veda sotto, ndr) tiene a confermare «per rispetto della riservatezza dell’Istat», come ammette pure il presidente di Esatto, l’ex numero uno della Provincia di An Fabio Scoccimarro.


Ma è qui che si fa strada la madre di tutti gli imbarazzi. Perché qualcuno ha lavorato fuori dai crismi di registrazione dei prezzi: o i rilevatori vecchi, che dipendevano dall’Ufficio statistica del Comune pur operando in autonomia, o quelli nuovi, pagati da Esatto previo giro Istat-Comune, che nel debutto sarebbero stati seguiti «costantemente per imparare il lavoro» dai referenti dello stesso Ufficio statistica. «Il primo mese di rilevazioni è andato bene con il supporto del Comune», così il direttore di Esatto Paolo Cavazzoni, secondo il quale l’Istat «non sta controllando la qualità degli ultimi dati ma la loro utilizzabilità per garantire la certezza dell’indice».

Riproduzione riservata © Il Piccolo