Prete ucciso, vescovo l'Aquila: "Auspico verità"

TRIESTE «Con profondo dolore ho appreso la notizia che don Paolo Piccoli, sacerdote incardinato nel Presbiterio di questa Arcidiocesi, ma da sei anni dimorante fuori dal territorio aquilano, è indagato dalla Magistratura con l'accusa di omicidio a danno di un anziano sacerdote di Trieste (mondignor Giuseppe Rocco,ndr)».
Così, in una lettera aperta, l'arcivescovo metropolita dell'Aquila, monsignor Giuseppe Petrocchi, parla del caso giudiziario che ha coinvolto don Paolo Piccoli, per anni parroco nell'Aquilano - a Pizzoli prima, a Rocca di Cambio poi - ora indagato per omicidio in relazione all'uccisione, nel seminario di Trieste nel 2014, del 92enne monsignor Giuseppe Rocco.
Sulla vicenda la Procura di Trieste ha chiesto il rinvio a giudizio - che sarà discusso in udienza il prossimo 13 dicembre - per Piccoli, origini venete, ordinato sacerdote all'Aquila, ora a Genova, dapprima entrato nell'inchiesta come testimone, essendo vicino di stanza dell'anziano presule e colui che officiò l'estrema unzione. Movente, per gli investigatori, da ricercare in un furto di oggetti sacri scoperto da mons.Rocco. Nella curia aquilana don Piccoli conserva tuttora il titolo di canonico onorario del capitolo dei canonici.
«Già da tempo, a causa di seri problemi di salute, era stato posto in stato di quiescenza, nel quadro dei Regolamenti Cei - scrive Petrocchi - È sulla base delle decisioni che verranno prese dalla magistratura che si decideranno eventuali misure da adottare in ambito ecclesiastico, nella salvaguardia della dignità della persona e rigorosa applicazione delle normative canoniche».

«Non ho mai avuto modo di incontrare personalmente don Piccoli - scrive Petrocchi - che con il permesso del mio predecessore, mons. Molinari, dal novembre 2010 ha lasciato questa Comunità ecclesiale per riavvicinarsi al suo ambiente di provenienza». L'arcivescovo aquilano ribadisce la «salda e motivata fiducia nella magistratura e nelle forze dell'ordine, auspicando che la verità emerga rapidamente e nella sua interezza. Con tutto il cuore spero che don Piccoli possa dimostrare la sua estraneità ai fatti delittuosi contestati».
«Da quanto mi risulta - prosegue Petrocchi - al momento don Piccoli è solo indagato, perciò se non viene emanata nei suoi confronti una sentenza di colpevolezza è d'obbligo che gli venga mantenuta la presunzione di innocenza. Non si tratta di una concessione, ma di un obbligo etico, giuridicamente fondato. Anche il Codice di Diritto Canonico prevede la custodia della buona fama». «Per quanto mi riguarda, dichiaro, con l'intera Chiesa Aquilana, la ferma volontà di dare ogni apporto perché venga fatta giustizia e sia tutelata fino in fondo la legalità - conclude Petrocchi - Tuttavia, proprio perché non manchi il rispetto dei fondamentali diritti di ogni uomo e di tutto l'uomo, mi prodigherò perché la Comunità, ecclesiale e civile partecipi al severo accertamento dei fatti con coraggio e imparzialità, ma anche con obiettività e prudenza».
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