Prestito da 20 mila euro ma con tasso da usura

Cifra da restituire con 500 euro al mese di interesse: chiesto dal pm il rinvio a giudizio per un gestore di bar e per un ex direttore di banca
sterle trieste corte d'assise processo buosi frezza
sterle trieste corte d'assise processo buosi frezza

TRIESTE

Un prestito da ventimila euro da restituire con un interesse di 500 euro al mese. Ruota tutta attorno a questo “contratto” la storia di usura per la quale il pm Federico Frezza ha chiesto il rinvio a giudizio di Romano Pelizzola, 74 anni, gestore storico di bar e punti di raccolta delle scommesse dell’Enalotto, e di Armando Bencich, 56 anni, già direttore della filiale Bipop Carire e attualmente fuzionario nella sede di via Cassa di risparmio di Unicredit. Dall’altra parte, a puntare il dito, c’è Roberto Valzano, fino a qualche anno fa titolare della tabaccheria di Capo di piazza Gianni Bartoli. Mercoledì mattina compariranno in aula davanti al gip Luigi Dainotti.

La storia del prestito “salato”, che porta la data dell’aprile del 2004, è stata rivelata dallo stesso Valzano durante un interrogatorio relativo a un’altra inchiesta del pm Federico Frezza. «Signor giudice - aveva detto il tabaccaio - per un prestito di ventimila euro hanno voluto un interesse di 500 euro. Ora le racconto». Poi il magistrato ha effettuato tutti gli accertamenti delegando le indagini ai finanzieri della sezione del Tribunale.

Valzano ha riferito di essere venuto in contatto con Pelizzola su consiglio di Armando Bencich, che in quel periodo dirigeva l’agenzia di Trieste della Bipop Carire. Bencich gli aveva detto di conoscere una persona che poteva prestargli il denaro di cui aveva bisogno. Così era stato definito l’«affare». A dimostrazione che l’accordo si fosse concretizzato, due assegni Bancoposta che secondo la denuncia di Valzano erano passati di mano. L’intesa, sempre per l’accusa, prevedeva che l’interesse di 500 euro al mese fosse corrisposto da Valzano a Pelizzola per il tramite del direttore della banca.

Nei giorni seguenti Valzano aveva anche consegnato ai finanzieri i due assegni che gli erano stati consegnati, corrispondenti a un totale di 20mila euro. Pelizzola e Bencich hanno sempre respinto le accuse. «Quegli assegni rappresentavano un acconto per l’acquisto della tabaccheria che Valzano aveva messo in vendita», spiega il difensore di Pelizzola, l’avvocato Dario Miani. Ma secondo l’accusa l’interesse di 500 euro al mese è stato versato fino all’aprile 2005: in totale seimila euro sarebbero transitati dal conto corrente del tabaccaio a quello dell’uomo accusato di usura, tramite l’allora direttore di banca.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:usura

Riproduzione riservata © Il Piccolo