Presidenza Consiglio a un triestino, Gottardo frena
«Condivido, ma serve realismo». Menia cauto sui nomi. Oggi primo vertice con il governatore Tondo
TRIESTE
I vertici del Pdl frenano sulla presidenza del Consiglio regionale assegnata a un triestino, alla vigilia del primo incontro dopo la vittoria elettorale fra la coalizione di centrodestra e il neogovernatore Renzo Tondo, in programma oggi a Udine. Dopo che sabato il consigliere Pdl Bruno Marini aveva rispolverato quella che è da tempo una prassi, ovvero l’alternanza fra un friulano e un triestino per le due cariche più importanti della Regione (i presidenti di giunta e Consiglio), il coordinatore azzurro Isidoro Gottardo non dice di no, ma ricorda come la cosa non sia così automatica. Il puzzle da comporre è infatti complicato, in quanto nella distribuzione delle cariche vanno tenute conto non solo la provenienza territoriale, ma anche l’appartenenza partitica e, con la nuova legge elettorale, anche la rappresentanza di genere, che prevede almeno tre donne assessore. «In termini di principio - afferma il forzista - l’alternanza tra un friulano e un triestino è condivisibile. Ma bisogna fare i conti con la realtà». Non è solo quindi un problema di rappresentatività territoriale.
Innanzitutto, il presidente dell’assemblea regionale non può che essere uno degli eletti, il che riduce la possibile rosa degli aspiranti. «Il presidente del Consiglio - sottolinea ancora Gottardo - oltre a essere un eletto, deve aver maturato esperienza. Per questo motivo chi guida l’assemblea può essere anche un pordenonese o un goriziano». Sull’ipotesi Marini non si sbilancia nemmeno il coordinatore regionale di An, Roberto Menia, anche se ammette che «ci sono equilibri di tipo territoriale e politico da considerare nelle rappresentanze» e che «la possibilità di avere un presidente del Consiglio triestino può rientrare nella logica delle cose». Più complicato il puzzle della Giunta regionale che affiancherà Tondo, in particolare nella sua componente femminile che dovrà presentare, secondo la legge, almeno tre poltrone rosa. Un posto potrebbe anche andare ad Alessia Rosolen, volto nuovo tra gli eletti e possibile assessore da assegnare alla componente di An all'interno del Popolo della Libertà.
Anche in questo caso Menia non si sbilancia anche se, analizzando il quadro della situazione, «tre donne ci devono essere e il nostro orientamento è quello di privilegiare gli eletti rispetto agli esterni. La cerchia delle donne è molto ristretta ma è tutto ancora da vedere. Noi porteremo le nostre indicazioni a Tondo, poi toccherà al presidente sciogliere gli eventuali nodi». Altra donna in lizza per un posto nella giunta Tondo è Sandra Savino, attuale assessore alle Finanze al Comune di Trieste. Un nome che, negli ambienti del Pdl, viene visto con favore anche per la sua competenza: potrebbe gestire l’assessorato alle Finanze regionale senza grossi problemi, essendo la struttura del municipio giuliano molto simile, sia come organizzazione (dieci direzioni centrali in entrambi gli enti), sia come dimensioni (attorno ai 3mila dipendenti).
C’è poi un terzo nome, triestino e al femminile, che circola con insistenza: quello della leghista Federica Seganti, che potrebbe andare ai Lavori pubblici, anche per l’esperienza accumulata quand’era assessore della prima giunta Tondo. E infine c’è l’ipotesi che Trieste conquisti la vicepresidenza della giunta, dove in pole position ci sarebbe Sergio Dressi, ex assessore triestino di An. O, in alternativa, la guida del gruppo consiliare Pdl, considerata anch’essa una carica di prestigio.
(ha collaborato Roberto Urizio)
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