Prende il via la caccia al gestore per la futura casa delle start up
Tamponata l’emergenza dei serramenti all’amianto, la vetrina dedicata al dialogo impresa-scienza in pieno centro è quasi pronta. Il primo bando, relativo a chi gestirà la struttura, è di imminente uscita. La denominazione ufficiale è “Urban center”, con domicilio in corso Cavour 2/2 all’interno di un edificio anni ’50 completato il 26 ottobre 1954, in tempo per festeggiare l’italico ritorno. Transitato dai possedimenti dell’Autorità portuale alle disponibilità del Comune nel quadro della sdemanializzazione di Porto vecchio, diventerà una sorta di “casa delle start-up”, dove salute, biomedicale, innovazione tecnologica avranno modo di interagire. Ai tecnici comunali piace rilevare che in effetti si tratta del primo intervento in Porto vecchio.
Dunque, il Municipio, che governa l’operazione con le direzioni dei Lavori Pubblici (Enrico Conte) e dell’Economia (Lorenzo Bandelli), è in procinto di pubblicare i criteri con i quali sceglierà il gestore: in palio un milione pluriennale di euro, non importa se il candidato sarà un soggetto pubblico o privato.
Il Comune si dà alcuni mesi per decidere, poi a seguire (tarda primavera, prima estate) lancerà un secondo bando con il compito di “provocare” l’interesse delle imprese del settore ad accasarsi in corso Cavour: secondo fonti della civica amministrazione, saranno in ballo contributi per due milioni di euro. L’orientamento è di distribuire le risorse in modo da finanziare 30-40 piccole aziende. Per ragioni contabili il Municipio deve e vuole impiegare i quattrini entro la fine dell’anno. Intanto è attesa la fornitura di mobili per 400.000 euro, che arrederanno l’Urban center.
La trasformazione del rosso stabile di corso Cavour ha fatto affluire nelle casse comunali un totale di 6,5 milioni di euro: 5,2 afferiscono agli eurofondi Por-Fesr previo filtro della Regione Fvg, i restanti 1,3 milioni giungono da un’antica dazione del Fondo Trieste al Bic con l’obiettivo di allargare la sede in via Flavia. La rinuncia da parte del Bic a utilizzare il contributo, ha consentito al Comune di ricevere un determinante rinforzo, che ha pagato le spese edili, non finanziabili dalle euro-risorse.
C’è curiosità per chi presenterà le offerte finalizzate a ottenere in gestione l’Urban center. Va innanzitutto ricordato che le prime mosse, per realizzare l’operazione “scienza in città”, risalgono al periodo Cosolini. Il Dipiazza 3° ha ereditato e proseguito il progetto, affidandone il disegno all’architetto Agata Lacava. Era ben presto sorta la questione relativa a chi avrebbe condotto sul campo l’Urban center: per questo il Comune aprì una consultazione preliminare di mercato, alla quale risposero cinque soggetti. Le proposte più robuste giunsero da Area Science Park e da una cordata composta da Tbs group, Riccesi holding, studio Ferrante, Facau (Giancarlo Cappellari), Biovalley Investment (Diego Bravar), fondazione Pietro Pittini. La civica amministrazione preferì rapportarsi con un interlocutore pubblico, per cui iniziò una trattativa con Area Science Park, che però non approdò ad alcun risultato concreto. L’istituzione scientifica aveva in mente un ambizioso progetto che intendeva collegare Cavour 2/2, Magazzino delle Idee, Casa del cinema. —
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