Premio Luchetta, la tenacia di raccontare le periferie del mondo DIRETTA STREAMING DALLE 17

TRIESTE «La tenacia in questo lavoro ti premia sempre. E per raccontare certe storie di tenacia ne occorre parecchia». Parola di Pablo Trincia, uno dei volti più noti e coraggiosi del giornalismo televisivo d'inchiesta. È suo il reportage vincitore della 12° edizione del Premio giornalistico Marco Luchetta, sulle tracce di una storia familiare drammatica e tutt'altro che risolta. Pablo Trincia ha infatti ripercorso nei mesi scorsi, per AnnoUno-La7, una vicenda di cui a lungo si sono occupate le cronache: quella del bosniaco Ismar Mesinovic, rapitore del figlioletto Ismail condotto con sé dopo l'arruolamento nelle file dell'Isis. «Convincere a parlare Lidia, la madre di Ismail, e gli altri protagonisti della nostra lunga ricerca, dall'Italia alla Bosnia dei jihadisti e infine in Turchia, è stata un'impresa che ha richiesto impegno, pazienza, sudore. Ma ne è valsa la pena: dedico il Premio a Lidia, a Ismail, e al giorno, spero non lontano, in cui si riabbracceranno».
Raccontare le periferie del mondo, indagare con sguardo attento le zone d'ombre del pianeta, testimoniare col proprio racconto le emergenze e le sopraffazioni legate alla condizione dell'infanzia nel mondo: è il valore aggiunto che accomuna, dalla prima edizione 2004, le corrispondenze dei vincitori del Premio Luchetta. Ne è esempio il reportage che quest'anno si aggiudica la sezione per la stampa internazionale, pubblicato da Paris Match per la firma di Emilie Blachere. «Un viaggio da inviata che non dimenticherò per il resto della mia vita, quello in Ucraina - spiega l'autrice -. Nella città fantasma di Donetsk ho visto bambini che vivevano sotto terra, murati vivi, costretti per settimane a dormire su letti di fortuna cercando di sopravvivere, insieme alle loro famiglie, ai bombardamenti quotidiani, incessanti. Quei bimbi mi hanno raccontato le loro storie, spiegato le loro paure, confidato le loro speranze. E oggi, cos'è cambiato, da quei momenti di febbraio? Guardo verso i cieli di Ucraina e vedo che riprendono a ringhiare...» .
Contraddizione è forse la parola chiave per raccontare l'infanzia e interpretare il nostro tempo sul pianeta: grandi contraddizioni scandiscono sempre più spesso il mestiere di vivere, quindi il mestiere di riferire ai propri lettori. «Ogni giorno, da New York, mi ritrovo a descrivere budget con 12 zeri, parlo di innovazioni tecnologiche che trasformano intere società o delle migliori università del pianeta - racconta Elena Molinari, corrispondente di “Avvenire” -. E magari, nella stessa giornata devo raccontare le storie di famiglie che non possono permettersi un tetto e vivono in un parco, anche se entrambi i genitori lavorano. O di ragazzini disperati che attraversano un deserto per raggiungere il confine americano. Ho seguito in questi mesi le vicende dei bambini neri uccisi in quartieri violenti e abbandonati dalla polizia: questo reportage mi ha portato a vincere il Premio Luchetta 2015 per la carta stampata. Penso sia importante continuare a scavare, soprattutto in una società che dall'Europa ci illudiamo di aver decifrato, e portare alla luce le realtà che meno corrispondono agli stereotipi».
Raccontare le trincee del mondo significa lanciare scommesse importanti, ma i rischi da affrontare sono costantemente in agguato: il Premio Luchetta Tv va quest'anno al reporter inglese Jonathan Rugman per un servizio realizzato nell'agosto 2014 dall'elicottero militare che stava portando soccorso ai rifugiati Yazidi e che aveva accolto a bordo bambini disidratati e affamati. Come in un film d'azione, Rugman ha vissuto in diretta e testimoniato l'attacco dei guerriglieri dell'Isis all'elicottero, e la risposta al fuoco dei militari irakeni. Il giorno successivo quello stesso elicottero è stato abbattuto. Per un fotoreporter, cogliere la realtà intorno a sé è un gioco di sapiente destrezza: ispirazione e scatto si consumano in pochi frammenti di secondo: basta guardare la foto vincitrice della sezione Miran Hrovatin, a firma di JM Lopez, pubblicata su El Pais Semanal. Ritrae un gruppo di bambini somali: in un parco giochi di degrado metropolitano si divertono a usare una rampa come scivolo. Attimi di gioco che affiorano nella devastazione del Paese, sfiancato da oltre vent'anni di guerra.
Il pubblico del Premio Luchetta avrà una tripla chance per conoscere i vincitori 2015: saranno protagonisti dell'incontro di L.ink, giovedì 2 luglio alle 17 e saranno poi premiati nel corso della serata I Nostri Angeli 2015, al Politeama Rossetti dalle 20.30, condotta dal giornalista Alberto Matano. Li ritroveremo poi nella messa in onda di Rai1, venerdì 10 luglio in seconda serata. Con loro gli altri vincitori di questa edizione 2015 del Premio: Giovanna Botteri, Premio Speciale Luchetta 2015; Ferruccio de Bortoli, vincitore del Premio FriulAdria Testimoni della Storia 2015; mentre il direttore del settimanale “Famiglia Cristiana”, don Antonio Sciortino, riceverà il Premio Unicef "I Nostri Angeli", istituito quest'anno dalla Fondazione Luchetta con Unicef Italia, per valorizzare la testata giornalistica che più si è distinta nei temi legati alla tutela dell'infanzia nel mondo. Sarà il portavoce Unicef Italia Andrea Iacomini, nel corso della serata, a tracciare la drammatica roadmap delle emergenze legate alla situazione dell'infanzia nel mondo.
Al Rossetti, giovedì 2 luglio si partirà con l'Anteprima I Nostri Angeli. Uno speciale alle corrispondenze pervenute in questa edizione 2015 con "I Nostri Angeli Reportage" andrà in onda il 18 agosto in seconda serata.
Organizzato da Prandicom Trieste, il Premio Luchetta è promosso in collaborazione con la Regione-Turismo Fvg, il Comune di Trieste, la Camera di Commercio di Trieste, ed è sostenuto da Fondazione Generali, Banca Popolare FriulAdria Crédit Agricole, Wärtsilä, con la mediapartnership di mediapartnership di Rai Radio1, Rai Friuli Venezia Giulia e del quotidiano Il Piccolo.
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