Prelevava i soldi della Regione e li spendeva alle slot

L’ex funzionario Claudio Simonutti è indagato per aver sottratto 1,2 milioni in 3 anni con falsi mandati di pagamento
Di Corrado Barbacini
sterle trieste piazza oberdan luogo dell'aggressione tra minorenni
sterle trieste piazza oberdan luogo dell'aggressione tra minorenni

Come se la Regione fosse un bancomat. Preparava il mandato di pagamento o fotocopiava una vecchia fattura. Poi passava all’incasso. Così per almeno tre anni.

Si chiama Claudio Simonutti, 49 anni, ex (ma solo da qualche giorno) funzionario delegato della Regione. In pratica la persona che poteva disporre i pagamenti relativi agli artigiani e alla gestione della manutenzione degli immobili della Regione. Con questo sistema incredibile nella sua assoluta semplicità, per il pm Massimo De Bortoli, si è intascato almeno un milione e 200mila euro. Una somma da capogiro che, secondo i finanzieri della Tributaria, che Simonutti si è praticamente autoaccreditato, facendo scivolare nel suo conto con regolarità migliaia e migliaia di euro. E questo, così risulta dalle indagini, è avvenuto senza che in tutto questo tempo nessun altro funzionario della Regione se ne sia accorto. La Finanza su ordine del gip Dainotti ha eseguito ieri il sequestro dei suoi beni per evasione fiscale.

Simonutti è stato “pizzicato” qualche giorno fa per una sua banale dimenticanza, una sorta di svista. Tanto abituato com’era a scrivere cifre su mandati di pagamento e poi prendersi i soldi. Ha messo in pagamento per due volte a un mese di distanza lo stesso modello F24.

Ed è stato a questo punto che è scattato il controllo contabile interno della Regione. In breve quella che all’inizio era sembrata effettivamente una banale svista in realtà si è rivelata essere solo la punta dell’iceberg: una montagna di soldi pubblici spariti dalle casse della Regione, che, secondo gli accertamenti della Finanza, in parte sarebbero finiti nelle casse dei videogiochi e nelle slot del bar al Tram che si trova a pochi metri dalla sede della polizia tributaria di via Giulia.

Le accuse contestate a Claudio Simonutti dal pm Massimo De Bortoli sono peculato e falso. Ma il magistrato ha chiesto e ottenuto dal giudice Luigi Dainotti anche l’emissione di un provvedimento di sequestro preventivo dei beni dell’accusato. Motivo: Simonutti non aveva dichiarato nella denuncia dei redditi i soldi pubblici che aveva, secondo l’accusa, fatto sparire dalle casse della Regione per l’ammontare complessivo di 375mila euro riferiti agli anni fiscali 2009. 2010 e 2011. Per questo motivo ieri mattina i finanzieri hanno eseguito il sequestro della casa in via delle Cave e alcuni terreni che si trovano a Sgonico e infine della moto Honda con la quale ogni mattina Simonutti andava al lavoro, o meglio, per la procura, a prendere i soldi in Regione.

Il sequestro dei beni per evasione fiscale è stato possibile in quanto, come osserva il giudice Dainotti, «il provento da delitto non colposo costituisce reddito tassabile e quindi da dichiarare. Da esso non possono non derivare tutti gli obblighi di natura fiscale con la conseguente applicazione delle sanzioni previste in caso di omissione». D’altra parte, una eventuale condanna per l’accusa di peculato (utilizzo a scopi personali del denaro pubblico) difficilmente porta al recupero di almeno una parte delle somme prese in modo illecito. Così la Tributaria ha accertato, tramite l’accesso agli archivi informatici, le proprietà e i conti correnti riferiti all’ex funzionario. E poi ha notificato il provvedimento.

Nel corso delle indagini, come detto, è emerso che Simonutti era un cliente assiduo del bar «Al Tram». Dove pare giocasse alle slot con regolarità rilevanti cifre. Anche duemila euro per volta. Erano i soldi, secondo l’accusa, che ritirava dalla cassa della Regione. Come fosse un bancomat di denaro pubblico.

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