La Prefettura difende la scelta delle zone rosse: «Interventi più rapidi». Ma si apre la polemica

Signoriello e Ostuni rivendicano il lavoro svolto: «L’attenzione è alta». Il centrosinistra parla di «propaganda» e chiede più misure sociali

Francesco Bercic
Il Prefetto Pietro Signoriello Foto Massimo Silvano
Il Prefetto Pietro Signoriello Foto Massimo Silvano

 

Una misura «solo propagandistica e inutile», o un provvedimento che consente di intervenire in modo «rapidissimo»? Il giorno successivo alla doppia rissa con accoltellamento nei dintorni di piazza Garibaldi, la città si interroga e si divide sulle zone rosse, qui introdotte anche e soprattutto per contenere gli episodi di violenza in quell’angolo di Trieste.

I timori dei residenti

La seduta in V circoscrizione sulla sicurezza in via Conti Foto Lasorte
La seduta in V circoscrizione sulla sicurezza in via Conti Foto Lasorte

Le perplessità e i timori partono dai singoli residenti e da chi ogni giorno lavora e frequenta quelle strade, ma arrivano presto alla politica e alle istituzioni che si sono fatte promotrici della misura. Domande certo non nuove, che però le immagini di martedì ripropongono con una intensità maggiore, rinvigorite da una sensazione condivisa di allarme. I provvedimenti fin qui adottati sono sufficienti? E se la risposta è no, cosa si può fare per dare una risposta ulteriore a quella preoccupazione?

La difesa del Prefetto

A rivendicare l’efficacia e la bontà delle zone rosse è innanzitutto il loro primo firmatario, il prefetto Pietro Signoriello. «Proprio questo sistema – sottolinea – ha consentito un intervento rapidissimo in occasione dell’evento verificatosi in piazza Garibaldi». E poi ricorda i numeri che la misura ha finora saputo garantire: «Nelle prime due settimane di attuazione sono state complessivamente controllate 1.374 persone e allontanate 27».

Questore determinato

Al pari di Signoriello, anche il questore Pietro Ostuni non ha intenzione di recedere sull’argomento, affermando che «l’attenzione è già alta e lo sarà ancor di più» e che le forze dell’ordine stanno «lavorando sodo» per presidiare Barriera Vecchia. Peraltro, ieri mattina si è riunito come di consueto il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica; ma, da quanto trapela, il tema delle zone rosse non è stato nuovamente affrontato e il vertice in piazza Unità si è focalizzato sul Giorno del Ricordo del 10 febbraio.

Le accuse del centrosinistra

Di avviso opposto è, in modo compatto, il centrosinistra, che ha colto l’occasione per manifestare una volta di più la propria contrarietà. «L’istituzione delle zone rosse a Trieste si conferma per quello che è: un’operazione di pura propaganda», dice la segretaria del Pd Maria Luisa Paglia, secondo cui «il problema andrebbe affrontato con interventi strutturati, investimenti sul presidio del territorio e politiche sociali serie». L’aggettivo speso da Riccardo Laterza di Adesso Trieste è «inutile» e l’accusa al centrodestra è di «avere speculato elettoralmente sul problema della sicurezza», essendo «incapace di risolverlo ora che è al governo». «Per sconfiggere violenza e criminalità – conclude Laterza – serve agire alla radice dei problemi sociali, economici ed educativi, con azioni di prevenzione».

Centrodestra: chiusura delle frontiere

In effetti l’idea di «agire alla radice» e di «intervenire a monte» ritorna in molte voci, anche in chi vede nelle zone rosse uno strumento utile ma non ancora sufficiente. Ma nel caso del centrodestra la ricetta è quella della chiusura delle frontiere.

Il sindaco Dipiazza Foto Lasorte
Il sindaco Dipiazza Foto Lasorte

Il sindaco accusa la sinistra

Ha pochi dubbi il sindaco Roberto Dipiazza. «La sinistra ha voluto l’accoglienza diffusa ed ecco il risultato. Sono necessarie leggi serie, anche a livello europeo, per fare in modo che chi compie questi atti sia rispedito nel suo Paese». Anche il sindaco insiste poi sul nodo del lavoro: «Devono arrivare solo persone disposte a lavorare. Vale per chiunque: se stai tutto il giorno senza fare niente, alla sera poi è normale che farai baruffe».

In serata, interviene infine l’assessore di Fdi Caterina de Gavardo, nel corso di una seduta della V circoscrizione svolta in via Conti, a pochi metri da piazza Garibaldi, proprio per trattare il nodo sicurezza. «Il Comune sta mettendo in piedi tutto ciò che è possibile fare per monitorare il territorio e rispondere alle istanze e preoccupazioni della città», risponde ai presenti. «Ma il numero di irregolari che arriva in Italia è troppo alto ed è insostenibile per garantire una giusta integrazione». L’ala moderata di Civica Idea Giuliana si concentra sulla certezza del diritto: «Servono strumenti procedurali e giudiziari adeguati a livello nazionale», adatti all’aumento di «cittadini stranieri non integrati».

L’appello dei commercianti

Il presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti si fa intanto portatore delle istanze dei tanti commercianti della zona: per lui, «cambiare le carte a monte» significa «non lasciare la gente a oziare». «Faccio un plauso alle zone rosse – spiega – ma evidentemente queste persone non se ne preoccupano. I miei colleghi sono allarmati, bisogna fare un punto e capire che pochi cattivi fanno male a chi lavora». 

 

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