Precipita e muore a 13 anni nel pozzo durante una caccia al tesoro a Gorizia

Fatali per Stefano Borghes, impegnato in un centro estivo parrocchiale, i traumi subiti dopo un volo di oltre 30 metri
Giulio Garau
Stefano Borghes e il luogo della tragedia (Bumbaca)
Stefano Borghes e il luogo della tragedia (Bumbaca)

GORIZIA Una caccia al tesoro nel parco cittadino di Gorizia finito in tragedia. Avrebbe dovuto solo prendere quella mappa che era stata poggiata sulla copertura del pozzo dove erano segnate altre tracce e continuare il gioco Stefano Borghes, 13 anni, che era a “caccia” assieme al suo gruppetto di amici e invece, per motivi tutti da chiarire, è salito con i piedi sul bordo di quel pozzo, è montato sulla copertura che si è ribaltata facendolo precipitare per trenta metri sotto gli occhi atterriti dei compagni del centro estivo.



Si è consumata in una manciata di minuti ieri mattina poco dopo le 11 la tragedia all’interno del Parco Coronini, nel cuore di Gorizia, in un cortile interno tra le scuderie e un gruppo di abitazioni popolari ospitate da anni nel comprensorio del polmone verde.

Era una giornata come tante per Stefano e i suoi amici che finalmente, dopo lughi mesi di lockdown, avevano potuto sperimentare di nuovo la socialità con i propri compagni grazie ai centri estivi messi in piedi con fatica dalle parrocchie cittadine che si erano consociate per dare una risposta alle famiglie e opportunità ai ragazzi. Stefano conosceva quel parco, ci erano andato altre volte solo che ieri bisognava vincere la gara di orienteering, una caccia al tesoro con le tracce lasciate nei vari punti del parco.



E invece quella traccia lasciata sulla copertura del pozzo si è rivelata un indizio mortale. Stefano è precipitato in quell’antico pozzo privo d’acqua con un’imboccatura di solo un metro e venti, protetto da un bordo di pietra, che sul fondo era completamente asciutto ed è arrivato sul fondo già morto a causa dei tanti e importanti traumi subiti durante la caduta.



Il recupero del corpo è stato effettuato tramite una barella speciale utilizzata per punti e località in cui esistono difficoltà di movimento. La constatazione del decesso però è avvenuta soltanto in superficie dopo l’esame sommario dell’unità medica del 118 giunta sul posto. I vigili del fuoco che si erano calati sul fondo avevano comunque riscontrato assenza di battito cardiaco.



A dare l’allarme sono stati immediatamente i ragazzi che erano con Stefano, erano in un gruppo di sette con lui a quanto si è appreso. I ragazzi si sono messi a gridare, sono stati chiamati gli animatori che erano responsabili del gruppo, probabilmente si sono mobilitati pure i residenti delle abitazioni che danno sul cortile in cui c’è il pozzo. E sul posto si è scatenata la corsa disperata per tentare di salvare Stefano che non si credeva ancora morto. Per primi i vigili del fuoco con l’unità medica e l’ambulanza del 118, poi le unità speciali degli stessi pompieri, il Nucleo speleo-alpino-fluviale (Saf) che hanno dovuto usare attrezzature speciali per calarsi nella cavità del pozzo. E nel frattempo sono arrivati le forze dell’ordine, prima di tutto la polizia.



Poco prima di mezzogiorno, in un silenzio drammatico sotto un sole cocente, mentre i minuti passavano sempre più lunghi la consapevolezza, anche se non c’erano ancora notizie ufficiali, che per Stefano non c’era più nulla da fare. Nessuna conferma fino all’ultimo, ma a parlare c’erano gli sguardi attoniti e distrutti dei vigili del fuoco che a un certo punto hanno rallentato le operazioni, poi lo spuntare di un telo bianco. La conferma infine, implicita, che non c’era più nulla da fare dopo l’arrivo del magistrato di turno della Procura di Gorizia e della polizia scientifica. Ad un certo punto sono arrivati anche i carabinieri e poco dopo il medico legale, assieme ai suoi assistenti, con le attrezzatura per i rilievi e le fotografie. Nel frattempo i vigili del fuoco avevano recuperato il corpo del ragazzo su una speciale barella, avvolto in un sacco, e la salma è stata portata per un primo esame in un locale delle scuderie.

Nessuna dichiarazione, nessuna indiscrezione o conferma. Le forze dell’ordine, su indicazione della Procura hanno tenuto a distanza i presenti e transennato l’entrata. Fino all’arrivo del sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, che si è precipitato nel luogo della tragedia da Grado, dove era in vacanza. «Un gioco che si è trasformato in una tragedia – ha detto, interrotto dalla commozione e dal pianto – i ragazzi stavano facendo orienteering, la mappa era stata lasciata sulla copertura del pozzo. C’erano i suoi amici attorno, Stefano è salito sopra la copertura che era agganciata ed è crollata. Una grandissima tragedia per la città che colpisce una famiglia nota che a Gorizia ha dato tanto. Non sappiamo ancora nulla sulla dinamica, se la copertura è stata divelta, se i ragazzi ci hanno saltato sopra. Sarà la Procura a chiarire quanto è accaduto». Sentiti sul posto gli animatori, il responsabile dei centri estivi don Nicola Ban e il direttore della Fondazione Coronini Enrico Graziano. –

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