Precari in sanità, in salvo uno su dieci
La stabilizzazione dei precari in sanità? Riguarderà non più di un lavoratore su dieci. Il sindacato incontra Maria Sandra Telesca e viene gelato dalla prima ricognizione: non si va oltre 102 potenziali aventi diritto alla luce del recente decreto Lorenzin. «Aspettiamo la pubblicazione del testo, siamo pronti a procedere mediante concorso riservato: i precari che coprono posti vacanti, secondo le regole previste dal testo, hanno diritto alla stabilizzazione», assicura l’assessore alla sanità. Ma Alessandro Baldassi (Cgil), con le solite tabelle alla mano, non è per nulla soddisfatto: «È decisamente poco viste le grandi promesse del presidente del Consiglio sul lavoro stabile per il precariato».
La fotografia La stima della Cgil si basa sull’ultima ricognizione fornita dall’assessorato alla sanità a fine ottobre 2013. Vi compaiono, nelle 11 aziende sanitarie Fvg, 469 tempi determinati tra infermieri, Oss e terapisti, cui vanno aggiunti, secondo lo stesso Baldassi, i medici (all’epoca circa 200) e i dirigenti non medici (una settantina). Sommando anche altre forme di lavoro precario (interinali, co.co.co e co.co.pro), la Cgil ritiene che i precari in sanità superino quota mille.
«La conferma che il governo Renzi ha dato il via libera a un provvedimento troppo restrittivo - insiste il sindacalista - arriva proprio dalla rilevazione dell’assessorato: stando infatti a quanto ci ha comunicato Telesca, a poter essere stabilizzate non saranno più di 102 persone. E gli altri? Un esercito di precari destinati a rimanere tali o, peggio ancora, a ridiventare disoccupati».
I paletti La situazione, in realtà, non è definitiva. L’assessore, ricordando che le linee per la gestione del Ssr 2015 hanno fissato in agenda due concorsi (entro il 15 maggio sarà bandita la gara per la qualifica di infermiere, entro il 31 luglio quella per Oss), ha precisato ai sindacati che il Dpcm Lorenzin, quello che a quasi due anni dal decreto Letta 101/2013 consente l’avvio di procedure concorsuali riservate al personale precario del Servizio sanitario, non è ancora pubblicato in Gazzetta ufficiale. Ma l’operazione, limitata al 50% dei posti disponibili, riguarderebbe solo i lavoratori che abbiano prestato, al 30 ottobre 2013, un servizio effettivo non inferiore ai tre anni all’interno del quinquennio precedente, con ulteriori aperture a favore del personale dedicato alla ricerca e per chi opera nei servizi di emergenza e urgenza delle aziende sanitarie locali, con almeno cinque anni di prestazione continuativa.
Gli spazi dell’autonomia Paletti troppo rigidi, incalza la Cgil regionale. Al punto che, a conti fatti, «centinaia di lavoratori saranno tagliati fuori dalla partita, conseguenza negativa su chi lavora in corsia, oltre che sui servizi che queste persone mettono a disposizione del cittadino, e delle scelte di un governo che ha fatto giganteschi passi indietro rispetto agli accordi raggiunti con il governo Letta». Rimedi possibili? Tra pochi giorni le parti si torneranno a sedere al tavolo, ma Baldassi continua a sollecitare la giunta sul piano dell’autonomia: «La soluzione va trovata in una Regione che è a statuto speciale. Per questo la Cgil ha chiesto all’assessorato di allargare i confini dei soggetti stabilizzabili e di modificare i criteri troppo restrittivi del decreto Lorenzin».
Il caso Gorizia E anche la Cisl Fp, con Massimo Bevilacqua, avanza una richiesta: «Chiediamo la proroga immediata di tutti i precari in attesa del concorso. È il solo modo per non compromettere i servizi, dato che questi lavoratori coprono posti che vanno oltre le croniche assenze della dotazione organica». Non manca, fa sapere ancora Bevilacqua, il paradosso di Gorizia: «In Aas 2 pare si vada alla soppressione di un concorso per sei infermieri scaduto nel luglio 2013 con oltre 2.300 aspiranti. Dopo un enorme lavoro amministrativo degli uffici della ex Ass2, servirà pure la lettera di scuse in attesa del futuro concorsone regionale, con tanto di restituzione dei 10 euro di tassa versati da chi ha fatto domanda».
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