Pranzi “a sbafo” con i soldi della Regione

Accusa di truffa aggravata per due funzionari assenteisti. Licenziati in tronco, hanno patteggiato un anno e mezzo di reclusione
Il palazzo della Regione in piazza Unità
Il palazzo della Regione in piazza Unità

TRIESTE Permessi facili, anzi facilissimi. E poi indennità di missione pagate mensilmente dalla Regione a fronte di trasferte “fantasma”. Sono le irregolarità costate care a due funzionari regionali: Pietro Schinaia, 61 anni, e Mario Calligaris, 59 anni, entrambi triestini.

L’accusa a loro carico era truffa aggravata ai danni della Regione. I due hanno patteggiato ognuno la pena di un anno e mezzo di reclusione con il pagamento di 1500 euro di multa. A pronunciare la sentenza è stato il gip Guido Patriarchi che ha ratificato l’accordo tra il difensore l’avvocato Gianfranco Grisonich e il pm Massimo De Bortoli.

 

Prelevava i soldi della Regione e li spendeva alle slot
sterle trieste piazza oberdan luogo dell'aggressione tra minorenni

 

I due ex funzionari regionali - sono stati infatti licenziati in tronco appena scoperti - erano incappati nei febbrili controlli scattati in seguito alla vicenda di Claudio Simonutti, 51 anni, un altro funzionario regionale finito nei guai - è in corso a suo carico il processo in abbreviato condizionato - per aver prelevato, falsificando le firme di alcuni dirigenti, più di 2 milioni di euro, denaro che si era giocato alle slot machine. I finanzieri avevano scoperto che Schinaia e Calligaris erano andati “in missione” con Simonutti in un ristorante di Nuova Gorizia.

Non solo: dagli accertamenti era emerso che i due avevano corretto i dati del sistema informatico di rilevazione delle presenze segnalando, come fossero di lavoro, le uscite del collega. Che invece, come detto, andava a giocare ai videopoker utilizzando i soldi della Regione.

Ma c’è di più. Nel corso degli accertamenti disposti dal pm De Bortoli è emerso che Schinaia aveva inserito nel sistema informatico le proprie uscite dall’ufficio con finti permessi o missioni per oltre 2500 ore tra il 2010 e il 2012. Inoltre, approfittando appunto della possibilità di manomettere il database, aveva percepito indennità per missioni mai eseguite per circa mille euro.

Le ore di assenza accumulate nei tre anni finiti sotto la lente degli investigatori da Mario Calligaris, risultano addirittura 400. Mentre gli importi percepiti per le missioni mai effettuate ammontano a 5 mila euro ripartiti tra il 2007 e il 2010.

Come detto il caso di Schinaia e Calligaris era esploso nel 2012 parallelamente a quello - ben più rilevante - di Claudio Simonutti, a sua volta licenziato in tronco.

Il suo lavoro era quello di disporre i pagamenti agli artigiani e quelli relativi alla gestione della manutenzione degli immobili della Regione. Nell’ottobre 2012, era stato “pizzicato” per una banale dimenticanza, o meglio un semplice errore: aveva messo in pagamento per due volte, a un mese di distanza, lo stesso modello F24.

Era scattato così il controllo contabile interno della Regione. E quella che all'inizio sembrava essere solo una svista contabile, in realtà si è rivelata la punta dell'iceberg. Le verifiche hanno infatti accesi i riflettori su una montagna di soldi pubblici spariti dalle casse della Regione e finiti nelle tasche di Simonutti che, secondo gli accertamenti della Finanza disposti subito dal pm Massimo De Bortoli, se li gioca giocava in gran parte ai videogiochi e alle slot del bar “Al Tram”, che si trova a pochi metri dalla sede della polizia tributaria di via Giulia.

Pietro Schinaia e Mario Calligaris, gli altri due funzionari del gruppo, secondo l’accusa di fatto confermata dalla sentenza di patteggiamento, davano un “aiutino” al collega, correggendo appunto i dati del sistema informatico.

Ma in qualche caso, come è appunto emerso dalle indagini, anche loro stessi approfittavano della “maglia larga” della rete, ovvero della mancanza di controlli. Molte assenze e poi la “missione gastronomica” in un ristorante di Nuova Gorizia. Un lauto pranzo concluso con un brindisi per “motivi di servizio”.

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