Povertà, a Trieste ogni giorno in fila per lavarsi

La Comunità di San Martino al Campo “assediata” per una doccia. L’alternativa? I bagni della stazione delle autocorriere di piazza Libertà
Di Laura Tonero
Foto Bruni 21.08.13 Le toilette del Silos
Foto Bruni 21.08.13 Le toilette del Silos

In fila per una doccia. Sono in media un centinaio le persone che ogni giorno si recano nelle strutture del Centro diurno di San Martino al Campo o della Caritas per potersi lavare. Un numero più che triplicato dal 2009 ad oggi «perché – osserva don Mario Vatta - è aumentata la povertà e la quantità di persone straniere alla ricerca di fortuna nel nostro paese».

Ma il 15% di chi si mette in coda per potersi fare un bagno ha origini italiane, spesso triestine. Le altre persone che ne usufruiscono «sono rumeni, molti di etnia rom, albanesi», spiega Mattia Zappador, operatore del centro. «Sono in diminuzione i balcanici – aggiunge - ma in netto aumento pakistani e afgani che il più delle volte sono anche laureati e parlano un perfetto inglese».

La necessità dei senzatetto di lavarsi sta mettendo a dura prova anche la struttura dell’Autostazione delle corriere di piazza Libertà. I turisti, i passeggeri e gli operatori della stazione che usufruiscono dei servizi igienici lamentano condizioni vergognose. Al mattino chi dorme dietro al Silos o in piazza Libertà usa quei bagni per farsi una sorta di doccia, talvolta salendo in piedi sui lavandini trovati poi divelti. Il servizio di pulizia previsto dalla gestione non riesce a far fronte a questo tipo di utilizzo e quei servizi sono sempre di una sporcizia impressionante. La Caritas dal canto suo permette di fare la doccia nella struttura del Teresiano di via dell’Istria. In via Udine invece, nel centro diurno, per lavarsi la gente si presenta fin dalle 8 del mattino. Il servizio è a disposizione fino alle 12 e poi nel pomeriggio dalle 15 alle 18. «Da noi si presentano per far la doccia dalle 70 alle 120 persone al giorno, – spiega l’operatore – dipende dalle giornate. Quando io ho iniziato a collaborare, allora come servizio civile, in questo centro le persone che chiedevano di lavarsi erano una trentina». Si mettono in fila e attendono il loro turno. Uno alla volta entrano in una delle tre docce messe a disposizione: due dedicate agli uomini e una alle donne e a chi ha delle disabilità. «Noi forniamo il bagnoschiuma, - illustra Zappador – un asciugamano usa e getta e il necessario per farsi la barba». Oltre a montagne di biancheria, scarpe e vestiti. «I singoli cittadini che desiderano darci una mano – spiega don Vatta – possono portarci detergenti per la pulizia del centro ma pure per l’igiene personale e per permettere agli ospiti di fare la lavatrice, generi alimentari ma soprattutto biancheria nuova». Durante il periodo estivo il dormitorio di via Udine è rimasto chiuso perché i senzatetto nei periodi caldi preferiscono reste a dormire all’aperto. L’afflusso al centro diurno però non è diminuito. «In media giornalmente ospitiamo 120 persone, – afferma l’operatore – alcuni guardano la televisione, altri giocano a scacchi o a carte, molti usufruiscono della biblioteca». «Gli italiani, prevalentemente uomini, che usufruiscono del centro – continua il giovane - sono in aumento e hanno in media 50-60 anni. Tra gli stranieri ci sono anche dei minorenni che si rivolgono a noi per fare la doccia, in taluni casi minorenni di etnia rom anche con figli a carico». E poi ci sono le donne, qualche mamma con i suoi bambini che li insapona e li asciuga amorevolmente.

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