Posti letto, ospedali messi a dieta
TRIESTE. I posti letto per acuti in Friuli Venezia Giulia diminuiscono di 1.000 unità: da 4.700 a 3.700. Non una riduzione secca ma, in qualche caso, anche una riconversione a favore della lungodegenza. La riforma della sanità, consegnata l’altra sera da Debora Serracchiani e da Maria Sandra Telesca ai consiglieri di maggioranza, contiene tra l’altro la razionalizzazione dei “Pl”.
L’obiettivo è di abbassare la quota ogni mille abitanti da 3,8 a 3. All’articolo 26 della bozza di ddl, quello sulla Programmazione ospedaliera, viene messo nero su bianco che il Servizio sanitario regionale adotta, quale standard per la definizione del numero dei posti letto ospedalieri accreditati, il valore di 3 per mille abitanti per acuti, comprese le strutture private, e di 0,7 per la riabilitazione, di cui 0,3 nelle strutture ospedaliere e 0,4 nelle aree delle residenze intermedie.
Tra i documenti a margine dell’articolato spunta anche lo specchietto sui “Pl”. Rispetto a un’esistente di 4.700 in Friuli Venezia Giulia, si intende scendere con la riforma a regime a quota 3.690, appunto 3 ogni mille residenti. Nel dettaglio l’agenda prevede 3.063 posti letto pubblici (1.382 in provincia di Udine, 710 a Pordenone, 587 a Trieste, 384 a Gorizia) tra medici, chirurgici, materno infantile e intensivi, cui si aggiungono altri 230 privati e 397 in day hospital.
La riduzione è un input nazionale del 2012. Al 1 gennaio di quell’anno – stima del ministero – in Italia erano presenti 231.707 posti letto (3,82 ogni mille abitanti) di cui 195.922 per acuti (3,23 ogni mille abitanti) e 35.785 per post-acuti (0,59). La legge 135/2012, la Balduzzi, indica invece come obiettivo una media complessiva di 3,7 posti letto per mille abitanti, di cui lo 0,7 deve essere dedicato a riabilitazione e lungo-degenti e i restanti 3 per gli acuti. Stando agli indicatori statistici pubblicati sul sito della Regione, il Fvg ha superato la media nazionale.
L’offerta pubblica di posti letto ospedalieri (day hospital e ordinari) in regione è stata di 4 ogni mille abitanti nel 2008 (3,7 in Italia), 3,9 (3,5) nel 2009, 3,8 (3,3) nel 2010, 4,1 (3,3) nel 2011, 3,8 (3,1) nel 2012. Superiore al resto del paese anche la degenza media: 7,4 giorni (contro 6,72) nel 2008, 7,47 (6,89) nel 2009, 7,42 (6,72) nel 2010, 7,48 (6,81) nel 2011, 7,25 (6,79) nel 2012.
Partendo da queste basi, la giunta Serracchiani punta a concentrare i punti d’urgenza in pochi centri e parte dal concetto dell’hub and spoke, con ospedali hub (Udine, Trieste e Pordenone) per un bacino superiore ai 300 mila abitanti e ospedali spoke (Gorizia e Monfalcone; Latisana e Palmanova; San Daniele e Tolmezzo; San Vito al Tagliamento e Spilimbergo) per un bacino tra gli 80 e 150mila abitanti.
La bozza di riforma conteggia a parte i posti letto per la riabilitazione: un totale di 372 (0,30 per mille abitanti), tra i 158 di Udine, i 104 di Trieste, i 68 di Pordenone e i 42 di Gorizia). Un altro capitolo è quello della proposta di riorganizzazione delle strutture dell’assistenza distrettuale. «Un rafforzamento del territorio proprio come chiediamo da tempo», commenta Orietta Olivo, responsabile sanità della Cgil Fvg, rilevando che si parla di 988 “Pl” nelle Rsa – l’Atlante dei servizi socio-sanitari Fvg ne contava 786 nel 2011 –, di cui 486 da riconvertire in riabilitazione estensiva e lungodegenti. Sono inoltre ipotizzati 103 posti letto dei dipartimenti di salute mentale, 34 nei servizi dipendenze, 84 negli hospice e 60 di Suap (speciali unità di accoglienza protratta) per pazienti non autosufficienti che richiedono trattamenti intensivi permanenti.
«Quando riduci i posti letto c’è sempre un po’ di timore che, a giochi fatti, non bastino – rileva ancora Olivo –. L’importante è che quelli che verranno a mancare negli ospedali siano riconvertiti, come la giunta sembra intenzionata a fare, in posti di Rsa e riabilitazione, nel rispetto di quanto dicono gli indicatori sanitari regionali degli ultimi anni. L’auspicio è che la razionalizzazione messa in cantiere risolva il nodo del tasso di occupazione che oggi vede i reparti di medicina riempiti fino al cento per cento, mentre le Rsa, causa appunto il loro non ottimale utilizzo, arrivano solo al novanta per cento». In particolare all’articolo 34 si precisa che i presidi ospedalieri di Cividale, Gemona, Maniago e Sacile, nonché parte del Maggiore di Trieste, sono riconvertiti per lo svolgimento di attività distrettuali sanitarie e sociosanitarie e vengono ribattezzati “Presidi per salute”.
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