Posti letto in sanità, via libera al taglio
Il taglio dei posti letto nel nuovo disegno della sanità regionale sarà approvato in via definitiva oggi dalla giunta nell’ultima seduta dell’anno. La terza commissione consiliare, riunitasi ieri, dà infatti parere favorevole a maggioranza alla delibera che prevede il passaggio dai 4852 posti letto di oggi ai 4348 previsti dai nuovi standard di assistenza ospedaliera.
Di questi 3880 sono pubblici (350 per day hospital) e 468 privati cui si aggiungono 436 posti per la cosiddetta riabilitazione estensiva. La delibera, che aggiorna un precedente documento di novembre, contiene alcuni correttivi emersi dal mondo della sanità, “restituendo” inoltre a Trieste i 16 posti letto per anestesia e rianimazione erroneamente tolti nella prima versione del testo.
L’opposizione è contraria ma anche all’interno della maggioranza non mancano preoccupazioni per specifiche questioni. I forti tagli di posti letto alla sanità triestina che da sola assorbe un terzo della riduzione vengono evidenziati sia dal capogruppo di Sel, Giulio Lauri, sia dal consigliere del Pd Franco Codega. La scelta del punto nascita da mantenere tra Palmanova e Latisana viene sollecitata da un altro consigliere del Pd, Mauro Travanut, ma anche dall’esponente del Movimento 5 Stelle, Andrea Ussai, mentre la giunta si prende tempo per decidere entro i primi sei mesi del 2015.
Le critiche più forti, però, arrivano da Forza Italia. Secondo il capogruppo Riccardo Riccardi le schede presentano «dati contradditori che dimostrano come molti ospedali della regione non saranno più tali, in netta contraddizione con quanto la presidente Debora Serracchiani aveva dichiarato in campagna elettorale. Rileviamo inoltre la mancanza di una stima attendibile che delinei le risorse umane necessarie ad equilibrare il cambiamento di questa riforma sanitaria».
L’assessore Maria Sandra Telesca respinge le critiche: «Quando si parla di salute bisogna saper entrare nel merito, studiando a fondo le schede, confrontandosi con la realtà delle strutture e magari dimostrando di saper fare proposte concrete. Le critiche generiche non servono a nulla. Non vi è alcuna contraddizione tra la legge e le schede che anzi sono una conseguenza logica che ci traghetta nel nuovo sistema».
L’assessore ribadisce che la riforma, e con essa i nuovi standard organizzativi della rete ospedaliera, sarà applicata in maniera graduale. E assicura: «Dal 1 gennaio, con l’entrata in vigore, non vi sarà alcuna variazione nell’erogazione delle prestazioni sanitarie negli ospedali, nelle strutture distrettuali e presso gli ambulatori dei medici di medicina generale e dei pediatri. Aziende sanitarie e direzione centrale Salute hanno svolto un intenso lavoro per rispettare le scadenze e assicurare un passaggio dal vecchio al nuovo senza determinare disservizi ai cittadini». Unica avvertenza: sino al 6 gennaio non sarà possibile la registrazione e la scelta (o la revoca) del medico di famiglia.
Sempre in commissione, intanto, il forzista Bruno Marini critica le nomine ai vertici della sanità regionale: «Il nome del commissario a Trieste lo avevo annunciato in aula quattro mesi fa e non sono stato smentito. È stata messa in atto un’epurazione seguendo logiche puramente politiche». Visione respinta dal presidente “dem” Franco Rotelli: «Nessuna decapitazione, ci sono anche delle conferme rispetto al precedente assetto, contrariamente a quanto accaduto quando le nomine furono fatte dal centrodestra».
Dalla maggioranza, intanto, Lauri chiede anche «che in sede di approvazione definitiva vengano recepite le richieste formulate dal Burlo Garofalo che può e deve continuare a essere una eccellenza della sanità di tutta la Regione e che deve poter continuare a svolgere una funzione di riferimento regionale anche per la ricerca e la cura delle malattie rare». Telesca risponde: «Non ci sono “bollini” di eccellenza da attaccare nelle leggi e nelle delibere ma sono i dati a decidere. Questo vale per i Burlo come per qualsiasi altra struttura».
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