Posti cuscinetto e biglietti online nei cinema ai tempi del Covid-19: ma resta il rebus data

Anche a Trieste i gestori delle sale attendono di conoscere il giorno della ripartenza. E intanto riadattano le strutture
Cinema chiuso a Trieste
Cinema chiuso a Trieste

TRIESTE Dall’inizio dell’emergenza hanno dovuto far scorrere i titoli di coda sui grandi schermi e spegnere i proiettori. Le sale cinematografiche anche di Trieste, ad oggi, non hanno segnali su un’ipotetica data di riapertura e neppure un’idea di quali saranno le precise misure a cui dovranno adeguarsi per poter rendere i cinema nuovamente fruibili.

In Fvg i set bloccati pensano al futuro: test rapidi e trucco col plexiglas
Valentina Bellè in “Volevo fare la rockstar” girato a Gorizia da Matteo Oleotto


Immaginare come saranno organizzate le sale nel prossimo futuro appare decisamente arduo. I gestori però avanzano delle ipotesi, sull’onda di quelle che sono le regole già stabilite per altre categorie di imprese. «Imponendo l’uso della mascherina – sostiene Giorgio Maggiola, l’imprenditore che con il suo circuito da 53 anni gestisce il maggior numero di sale cinematografiche in città –, facendo rispettare le distanze di sicurezza nell’atrio e davanti alla biglietteria, distanziando i posti a sedere lasciando uno spazio tra un nucleo familiare e l’altro, e con un sistema di ozonizzazione delle sale per me potremmo aprire già tranquillamente. Invece, siamo in un limbo, senza certezze». Le sale più grandi, ovviamente, saranno quelle avvantaggiate visto che inizialmente garantiranno un senso di maggior sicurezza.

Le compagnie si smarcano A Muggia l’idea del drive-in rischia già di tramontare


Maggiola, che ha iniziato l’attività nel 1967 con il cinema Satellite, oggi con la sua famiglia gestisce 12 sale nei cinema della zona di viale XX Settembre: Nazionale, Ambasciatori, Giotto, Fellini e Super. «Ho 15 dipendenti in cassa integrazione, quelle sale sono la mia vita – ammette commosso –, ma nessuno si sta occupando di noi. Ho scritto al sindaco, al prefetto e al presidente della Regione: Dipiazza mi ha spiegato che, purtroppo, la nostra riapertura non dipende da lui, e il prefetto mi ha chiesto un’integrazione ai dati che gli avevo già inviato. Ad oggi, però, non ho alcuna notizia. Ho letto che potrebbero esserci anche per noi dei finanziamenti a fondo perduto, vedremo di che entità».

Ma “l’uomo dei cinema” di Trieste non è tipo da stare con le mani in mano in attesa di qualche aiuto. Lui vuole lavorare e far riaccendere i suoi grandi schermi, far ripartire le macchine sforna popcorn e regalare emozioni. In queste ultime settimane si è concentrato sulla riqualificazione dell’ingresso del Nazionale. «Il cinema è sogno, cultura, evasione, tutto ciò di cui oggi abbiamo bisogno – sottolinea –. L’ipotesi ventilata di farci riaprire a settembre è pura follia, bisogna aprire subito».

L’altro circuito a Trieste è quello di The Space Cinema con 7 sale all’interno del centro Torri d’Europa. Anche la società che gestisce quella struttura sta lavorando per non farsi trovare impreparata a una possibile riapertura, creando un sistema efficiente di prenotazione dei posti a sedere, in maniera da evitare assembramenti all’ingresso. «La sicurezza del personale e dei visitatori è la nostra priorità – spiegano da The Space Cinema –: sappiamo perfettamente che, per dare il bentornato al pubblico, dobbiamo rassicurare le persone e creare il migliore ambiente possibile. Durante il periodo di chiusura abbiamo provveduto alla sanificazione di tutti i cinema e, attraverso i nostri canali digital, renderemo chiare, anche prima che il cliente esca di casa, tutte le procedure operative che saranno adottate».

Per garantire il rispetto delle indicazioni governative e le necessità dei clienti, anche The Space Cinema prevede di far sedere insieme le famiglie, con «una gestione – anticipano – di ingresso e uscita del pubblico con spettacoli ad orari scaglionati. C’è tanto che possiamo fare per garantire un ambiente controllato: dall’acquisto anticipato del biglietto all’eliminazione dei contatti non necessari tra clienti e staff».

Chi ama il cinema, in mancanza del grande schermo, in questo periodo di lockdown ha fatto indigestione di quanto hanno proposto con offerte vantaggiose le diverse piattaforme digitali. Ma andare al cinema è tutta un’altra cosa. «Il cinema è luogo di visione collettiva, dove emozionarsi, impaurirsi, ridere assieme ad una moltitudine che reagisce in maniera sincronizzata e da dove uscire raccontandosi, confrontandosi, sentendosi parte di una comunità», osserva Daniele Terzoli, presidente della Cappella Underground, il più antico cineclub della città, attivo anche nella gestione della sala dell’Ariston. «Non so come le misure di sicurezza potranno conciliarsi con tutto questo, rendendo comunque attrattiva una sala – continua – ma confido in un’azione di resistenza di quelli che non vogliono rinunciare a tale dimensione, in un pubblico particolarmente attento spinto al cinema da motivazioni che vanno aldilà del semplice intrattenimento. Sono certo che i giovani non rinunceranno ad andare a vedere certi titoli, e poi auspico una crescita progressiva degli spettatori fino a un ritorno alla normalità». —


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo