Positivo all’etilometro ma ne esce assolto

Il ragazzo era stato fermato nel dicembre 2009. I carabinieri non l’avevano informato della facoltà di fare intervenire un legale
Silvano Trieste 15/10/2010 Polizia Municipale, controlli notturni in via Valmaura
Silvano Trieste 15/10/2010 Polizia Municipale, controlli notturni in via Valmaura

Trovato positivo dai carabinieri al controllo dell’etilometro ma il suo lungo iter giudiziario si è concluso ieri con l’assoluzione finale «perché il fatto non sussiste». Come richiesto dal difensore.

È la storia di un triestino, classe 1981. Tutto inizia il 29 dicembre 2009 in via Carducci, alle 23.30. Il giovane esce da un locale per posteggiare meglio l’auto, che era in seconda fila e viene sorpreso in quel momento da una pattuglia della Benemerita che gli contesta la manovra. Quindi i militari lo invitano a sottoporsi all’”alcoltest” dell’etilometro. Il ragazzo accetta ma prima dell’esame i carabinieri non gli comunicano la possibilità di avvalersi durante la prova, che dal punto di vista giudiziario è definita “atto irripetibile” e quindi “garantito”, il cui esito varrà per tutta la trafila giudiziaria, dell’assistenza di un difensore di fiducia. È questo l’aspetto essenziale della vicenda, per il quale il triestino, ora trentenne, è uscito assolto dal successivo processo. Il ragazzo non supera indenne l’”alcoltest”: il misuratore sale al livello 0,89 mentre la soglia massima consentita è di 0,5. I carabinieri comunicano quindi al giovane di recarsi nei loro uffici l’indomani per l’elezione del domicilio e la nomina del difewnsore mentre il prefetto in via cautelativa sospende la patente per tre mesi all’automobilista. Parte l’iter legale: all’inizio il decreto penale emesso, al quale il triestino si oppone assistito dall’avvocato William Crivellari, parla di 10 giorni d’arresto e 800 euro di ammenda, trasformabili in 1.550 euro di ammenda. Dopo tre rinvii di udienza, per l’assenza per cause di servizio del sottufficiale dei carabinieri chiamato in causa, ieri il giudice ha assolto l’automobilista per il mancato avvertimento della possibilità di avvalersi di un difensore di fiducia. Prassi che non era stata riferita al giovane e neppure figurava nell’”annotazione di servizio” redatta dai militari all’epoca incaricati. Se la patente fosse stata sospesa in conseguenza di una sentenza, l’iter per riottenerla avrebbe comportato un notevole dispendio di denaro, tempo ed energie oltre a costituire un precedente sulla fedina penale.

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