Pose osé con le statue di Saba e del Vate: rischio denuncia per le autrici
TRIESTE Pensavano a un semplice gioco. A uno spensierato divertimento che, per quanto volgare e tutt’altro che innocente, potesse far ridere. E magari, pubblicato sui social, fare il pienone di like, commenti e condivisioni.
Sarà. Ma la faccenda adesso si fa oggettivamente seria: le ragazze che nelle ultime settimane si sono fotografate in pose osé accanto alle statue di James Joyce, Umberto Saba e Gabriele D’Annunzio, in mezzo alla strada, rischiano grosso: un’incriminazione per atti osceni in luogo pubblico. Quelle immagini hanno effettivamente fatto il giro dei social.
La Polizia locale, che è venuta a conoscenza dei fatti, si è già messa in moto per avviare i dovuti accertamenti di polizia giudiziaria.
Non si esclude che possa essere investita del caso anche la Polizia postale per ulteriori approfondimenti.
Le foto ridicolizzano le sculture di tre dei più grandi nomi della letteratura triestina, italiana e internazionale. E in un modo fin qui mai visto: certo, in passato non sono mancati i ladri della pipa e del bastone di Saba, ad esempio. Ma nessuno si era mai spinto così, con le allusioni sessuali.
Scorrendo le foto, ecco una ragazza che si fa immortalare assieme ad altri amici mentre mima del sesso orale con la statua di Joyce. La stessa ragazza che, in un altro scatto, si fa ritrarre in un gesto altrettanto esplicito con la statua di Saba. E poi ripete la prodezza in un’altra posa da Kamasutra, quasi acrobatica.
Il poeta triestino deve suscitare particolare appeal: ecco un’altra giovane avvinghiata alla scultura mentre simula un vero e proprio coito. C’è un video che documenta tutto.
Bravate, insomma, accuratamente riprese con i telefonini. E che adesso però potrebbero comportare un’incriminazione per atti osceni in luogo pubblico.
Non solo. Se si scoprisse che i protagonisti di quelle immagini sono anche minorenni (in una foto, almeno, appare un ragazzo piuttosto giovane), l’incriminazione potrebbe sfociare nel reato di diffusione di materiale pedopornografico. Ciò, naturalmente, se a pubblicarle è stato un maggiorenne.
D’altronde il codice penale è chiaro: «È punito con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 24.000 a euro 240.000 chiunque utilizzando minori di anni diciotto, realizza esibizioni o spettacoli pornografici ovvero produce materiale pornografico». E, ancora, chiunque «recluta o induce minori di anni diciotto a partecipare a esibizioni o spettacoli pornografici».
I volti di chi si è fatto riprendere sono assolutamente riconoscibili. Così come i profili social in cui è avvenuta la pubblicazione di foto e video. Non si escludono ulteriori accertamenti anche su chi poi, a catena, ha condiviso il materiale. —
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