La storia si ferma davanti a un portone: posate a Trieste altre 18 Pietre d’inciampo

Installate in diverse vie in omaggio ad ebrei vittime della deportazione. I cognomi: Elia, Baruch, Levi, Belelli, Geiringer, Vivante, Austerliz e Calò

Roberta Mantini
La posa delle pietre d'inciampo Foto Massimo Silvano
La posa delle pietre d'inciampo Foto Massimo Silvano

Sono sette le cerimonie che la Comunità ebraica di Trieste ha coordinato domenica 19 gennaio per posare le Pietre d’inciampo dedicate a 18 persone che hanno subito la deportazione a causa della persecuzione nazifascista. Ora a Trieste se ne contano 131.

A Trieste la posa di 18 nuove Pietre d'inciampo

L’installazione è avvenuta nei luoghi della città dove hanno vissuto queste donne e questi uomini. La loro storia è stata raccontata dagli studenti della IV I del liceo Petrarca.

«Certo è un momento che è diventato una consuetudine, purtroppo – ha evidenziato il rabbino Alexander Meloni – perché prima di arrivare a mettere le pietre d’inciampo per tutti coloro che sono stati deportati ci vorranno ancora tanti anni. Ma quest’anno è particolarmente importante, dato anche il ritorno di una situazione molto complessa e difficile con l’antisemitismo e l’antisionismo, è più che necessario essere presenti a questo momento delle Pietre d’inciampo».

La posa è iniziata da corso Italia 12. Due Pietre d’inciampo per Rosa Elia vedova Baruch e la figlia Enrichetta vedova Polacco che con Emanuele, fratello di Rosa ricordato con la Pietra in via Beccaria 6, il 20 gennaio del 1944 sono stati portati via dai nazisti dall’Ospizio israelitico Gentilomo e caricati sul treno per Auschwitz, dove furono uccisi all’arrivo.

Le Pietre per Zoe Levi Austerlitz e la figlia Laura sono state posizionate in via Marconi 16, dove madre e figlia vivevano prima dell’inizio delle persecuzioni e dove Laura ha vissuto quando tornò dal lager.

È in via Severi 7 la Pietra per Bruno Belelli. L’uomo, dopo l’arresto del 19 novembre 1943, venne trasferito a Bolzano il 18 agosto 1944 e deportato ad Auschwitz il 24 ottobre.

«La parte del ricordo – ha detto il governatore Massimiliano Fedriga, presente in corso Italia – è fondamentale per testimoniare non solo la vicinanza, ma anche trasmettere i valori alle attuali generazioni che non hanno vissuto il dramma delle persecuzioni, che dobbiamo limitare anche soltanto rispetto a quel rigurgito di antisemitismo che stiamo vedendo in Medio Oriente e anche in Europa».

Sono 6 le Pietre in via Besenghi 33 per Laura Geiringer e la sua famiglia: Pietro Geiringer, Fanny Vivante, Claudio Geiringer, Giorgio Vivante e Fortunata Emma Mordo Vivante.

 

Davanti alla casa delle sorelle Anita ed Argia Levi, via Principe di Montfort 4, sono state fissate le Pietre che ricordano le due donne che, dopo essersi rifugiate sotto falso nome nel convento del Carmine a Firenze, il 26 novembre 1943 furono deportate e poi uccise ad Auschwitz. «È una cerimonia – sottolinea la vicesindaca Serena Tonel – che non deve essere un’abitudine ma una precisa scelta: esserci e continuare a portare avanti la memoria delle persone deportate».

Le ultime quattro Pietre sono davanti al portone di via Madonna del Mare 2. Ricordano Enrica Isabella Gentilli Calò, il marito Emilio Calò, Rosina e Giuseppe Felice Calò.

La posa è stata accompagnata dal violino di Hanna Schmidt sulle note di Schindler’s List. Alla cerimonia era presente la vicesindaca di Olgiate Comasco, Paola Vercellini, luogo dove la famiglia fu arrestata. —

 

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