Portocittà, il “no” a Nespresso cela una nuova strategia
Per quale motivo i concessionari non hanno preso la palla al balzo. Per quale motivo non hanno voluto incassare 800 euro al giorno, mentre nel frattempo chiedono che l’Autorità portuale abbassi il canone annuale della loro mega-concessione in Porto vecchio, gravemente impantanata da difficoltà interne, tecniche e forse anche politiche. Insomma per quale vera ragione Portocittà ha negato il Magazzino 26 per la vetrina di Nespresso che lancia a Trieste il suo nuovo prodotto astutamente chiamato proprio “Trieste”?
Semplificando, tutti facilmente son corsi alla deduzione più ovvia: dopo averlo annunciato attraverso la lettera ufficiale del presidente della società Antonio Rigon, un testo pesante di accuse e richieste circa gli accordi di convenzione non rispettati, la “non bancabilità” dell’enorme progetto valutato all’inizio da un miliardo, e con la conclusiva minaccia di star preparando la via d’uscita da questa operazione, questo “no” sarebbe la diretta conseguenza. Un disimpegno concreto.
«C’è in corso una serie di verifiche complessive di cui daremo conto fra qualche giorno - risponde Enrico Maltauro -, non è il segnale di una fuga ma bensì di un momento di riflessione e di programmazione, che va fatta in modo serio. Non si possono fare cose parziali, né parziali commenti e men che meno vorrei ora che si innescasse una polemica a parte per questo solo fatto: i problemi vanno affrontati tutti assieme. C’è stato di recente un dibattito. Ora è il momento di fare le valutazioni...».
E annunciandole per imminenti, Maltauro adesso alle valutazioni non dà corpo immediato. Ma proprio nei giorni scorsi è accaduta anche un’altra cosa non da poco. I soci di Portocittà sono tornati in Prefettura. Hanno chiesto un incontro che aveva per tema la sospensione parziale del Punto franco dall’ingresso di largo Santos al Magazzino 26 e fino all’uscita su viale Miramare, il bis di quanto fu per la prima volta “liberalizzato” in occasione della festosa prima apertura di Porto vecchio con la Biennale diffusa.
La richiesta di riaprire al libero passaggio per il 2013 era stata inoltrata dall’Autorità portuale. Ma sembra che Portocittà stia mettendo in discussione i termini dell’accordo, perché è contraria ad accollarsi la responsabilità che viene a gravare sui concessionari anche in riferimento ai “terzi”, agli esterni che possono frequentare l’area. È necessaria una sorveglianza e cadono a perpendicolo anche eventuali responsabilità civili e penali.
Su questo quadro ben più che incerto, in questa apertura sempre più stretta, e in assenza di qualsivoglia novità rispetto ai lavori mai iniziati, alla crisi bancaria, alle criticità rese pubbliche, grava quello che molti attestano come un sempre più sensibile contrasto tra i due soci costruttori, Maltauro appunto e Claudio De Eccher, quest’ultimo disamorato del tutto (si dice) dell’intrapresa. E in mezzo ci sta la richiesta che il Comune avrebbe già inoltrato per avere il Magazzino 26 da destinare alla grande prossima mostra di Kounellis. Risposta non è mai arrivata. Dopo il caso Nespresso, il Muncipio si starebbe già cautelando. Mettendosi alla ricerca di una sede alternativa.
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