Portocittà abbandona Porto vecchio. «Ha vinto il “no se pol”»

Annuncio che seppellisce le possibilità di recupero dell’area e di rilancio della città: «Interrompiamo le attività, restituiamo la concessione. Ci tuteleremo in sede giudiziaria». Lettera all’Autorità portuale, protagonista dello strappo
Foto BRUNI TRieste 03 07 2011 Biennale Trieste FVG inaugurazione
Foto BRUNI TRieste 03 07 2011 Biennale Trieste FVG inaugurazione

Trieste, anno zero. Portocittà, la società aggiudicataria della concessione di 70 anni delle aree demaniali del Porto vecchio, sbatte la porta e se ne va.

Con una nota stampa annuncia che «per fattori non dipendenti dalla propria volontà, si trova costretta a interrompere le attività previste dalla concessione per la riqualificazione del Porto Vecchio di Trieste. Il Consiglio di amministrazione ha informato di ciò, a mezzo lettera, l’Autorità Portuale lo scorso 22 febbraio e annuncia oggi, suo rammarico, che tutelerà gli interessi materiali e reputazionali della società mediante l’avvio di azioni giurisdizionali presso il competente Tar».

Portocittà mette assieme due grandi imprese di costruzioni (Rizzani de Eccher e Maltauro) e alcune banche (Biis Intesa Sanpaolo, Carifvg, Sinloc). L'investimento su Porto vecchio avrebbe dovuto superare di parecchio il miliardo di euro.

La decisione di Portocittà, tutt’altro che un fulmine a ciel sereno, segna in un certo senso la fine delle speranze di rinascita della città di Trieste. «Una decisione difficile e sofferta maturata - spiega la nota - a seguito della presa d'atto dell'impossibilità di proseguire nello sviluppo del progetto a causa del protrarsi del regime di incertezza generale che ha contraddistinto il recupero del Porto Vecchio di Trieste».

«L’azienda - afferma il comunicato di Portocittà - è purtroppo costretta a rilevare che l’incertezza e l’indecisione hanno vanificato gli sforzi profusi da Portocittà per risolvere le innumerevoli complessità di un progetto così importante, articolato e gravoso quale la riqualificazione e il riuso del Porto Vecchio di Trieste».

«Il “no se pol” - è l’ammonimento degli imprenditori di Portocittà - è un fantasma che pare non volersene andare da Trieste».

Sul giornale in edicola venerdì 1 marzo tutti i dettagli dello strappo.

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