Porto vecchio, ultimati i sottoservizi a Barcola: parte il recupero del terrapieno
Viaggio nel cantiere del vialone fra binari dismessi, masegni recuperati e il nodo dell’acqua negli scavi
Le prime tubature mai passate sotto al Porto Vecchio sono state interrate dietro al Magazzino 26, incassate nelle trincee e ricoperte da un sottile strato di conglomerato fresco. I pozzetti sporgono di una ventina di centimetri dal tracciato in asfalto, dando un’idea del livello sul quale tra due anni correrà il futuro viale monumentale. «I lavori procedono secondo programma», precisano l’assessore Elisa Lodi e il Rup incaricato Giulio Bernetti, tirando una riga sui principali interventi pubblici in corso. «Adesso, però, dobbiamo correre».
I cantieri del Pnrr al momento si estendono fino a quel punto, nel tratto più settentrionale dell’antico scalo, dove l’infilata di magazzini torna a raccordarsi con la bretella stradale. Nel corridoio più interno, verso il mare, ci sono i tecnici di Cns con Edilerica e Infratech, impegnati nelle rilevazioni in vista dell’avvio dei lavori per il parco lineare.
Il progetto esecutivo da 23,1 milioni verrà validato entro l’anno, integrato delle ultime prescrizioni della Soprintendenza: eliminate le collinette, ritenute poco coerenti con il contesto, il boulevard si estenderà per tre chilometri e conserverà intatti binari e deviatoi ferroviari. Nelle prossime settimane le ditte procederanno con i sondaggi: il cantiere dovrà terminare nel 2026.
Più a nord, superato l’ultima serie di scavi, ci sono il park del Bovedo e il Terrapieno di Barcola, che verrà trasformato in una cittadella sportiva outdoor con campi da padel, basket e beach volley tramite un intervento da 4,7 milioni. Il piano esecutivo è in validazione e i lavori partiranno tra due settimane, iniziando dallo spianamento della prominenza rivierasca. Il pronostico è di aprire il campus per la fine del 2025: sarà la prima inaugurazione del Porto Vivo.
Il cantiere per il viale monumentale, finanziato con 19 milioni, è partito in marzo e da allora si è esteso dal Miela fino al centro congressi. Il responsabile dell’area dà appuntamento davanti all’edificio della Tripmare, nel tratto di strada che dall’imbocco della bretella devia verso le transenne di Mari & Mazzaroli Spa. Più a sud, verso Molo IV, ci sono i mezzi di Rosso Srl; a nord, al polo museale, è al lavoro Adriacos Srl.
In questa fase l’intervento consiste nell’infrastrutturazione dello scalo. I fasci di tubi verranno fatti passare sotto il viale, con sbocchi su entrambi i lati per predisporre i futuri allacci per i magazzini. È un’operazione complessa, spiegano Lodi e Bernetti, perché tutto Porto Vecchio è privo di sottoservizi e perché la posa dei cavi richiede di lavorare diversi metri sotto il livello del mare.
Tra le prime due fila di magazzini gli scavi sono pieni d’acqua. Maree e perdite tendono a infiltrarsi in quantità sempre più copiose, sollevando con forza le tubature in plastica e rendendo impossibile lavorare. Tra qualche mese inizierà il periodo di bassa marea, ma i cantieri devono correre. Il Comune e AcegasApsAmga stanno studiando soluzioni alternative: ad esempio drenare l’acqua in mare con un sistema di pompe meccaniche, o farla confluire in delle trincee di servizio, più profonde di quelle in cui inserire i cavi.
Restando dietro la vettura bianca degli addetti ai lavori si attraversa il cantiere fino al Magazzino 26, passando accanto ai nuovi escavatori elettrici Hitachi e alle montagne di masegni recuperati dagli scavi: in futuro serviranno a pavimentare la parte pedonale del viale. Il corridoio di hangar è uno slalom di buche, transenne, binari accatastati. Plinti in cemento da incassare nel terreno e in cui infilare i pali della luce, che dovranno essere rinforzati, perché in quell’area così esposta la bora può risultare particolarmente forte.
A nord, verso Barcola, i lavori procedono più spediti. In quel punto i cantieri sono più distanti dal mare e non ci sono particolari problemi di infiltrazioni. Nell’ultimo tratto del viale, in raccordo con la trafficata bretella, le tubature sono state già interrate e si vedono i pozzetti sporgere dal primo strato di conglomerato. L’asfalto è ancora fresco. —
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