In Porto Vecchio a Trieste inizia la partita dell’Adriaterminal: il trasloco e l’ipotesi delle crociere

La concessione a Gmt scade a fine 2027: si valutano nuovi utilizzi per la banchina di Porto Vecchio

Francesco Codagnone
Veduta dal drone della banchina dell’Adriaterminal e della diga foranea tra il Molo I e il Molo II del Porto Vecchio Foto Francesco Bruni
Veduta dal drone della banchina dell’Adriaterminal e della diga foranea tra il Molo I e il Molo II del Porto Vecchio Foto Francesco Bruni

 

Tra poco meno di tre anni la concessione per la banchina dell’Adriaterminal in Porto Vecchio sarà scaduta. A quel punto per l’Autorità portuale si aprirà una doppia partita: individuare nuovi spazi per il gruppo C. Steinweg – Gmt, per il quale da tempo si ipotizza un trasferimento nell’area a sud del Porto Nuovo, e valutare di concerto con il Comune di Trieste e il Consorzio Ursus una destinazione alternativa per quello che oggi è l’ultimo terminal commerciale rimasto nell’antico scalo. Tra le opzioni aperte c’è la riconversione dei piazzali a stazione crocieristica, ma ogni progettualità dovrà tenere conto dello sviluppo futuro delle aree demaniali pubbliche e dei magazzini inseriti nel project financing di Costim.

L’ULTIMO TERMINAL COMMERCIALE

«Sul futuro dell’Adriaterminal c’è massima attenzione, anche se gli scenari nei porti sono in continua evoluzione: ogni valutazione va confrontata con tempi e esigenze concrete al momento effettivo», premette il commissario straordinario Vittorio Torbianelli. Oggi Adriaterminal, unica attività strettamente commerciale rimasta in Porto Vecchio, si estende su un’area di 70 mila metri quadrati, ha una banchina di 570 metri e fondali da 12. Attualmente è concessione alla C. Steinweg – Gmt (Genoa metal terminal), che a Trieste si occupa di trasporto e stoccaggio di metalli non ferrosi, prodotti siderurgici e forestali.

LA FINE DELLA CONCESSIONE

Il contratto quadriennale, rinnovato un anno fa dopo una prima proroga per il Covid, scadrà a fine 2027. Per allora si dovrà valutare una nuova localizzazione per le attività di Gmt, vista anche l’esigenza dei terminalisti di trovare spazi più adeguati. Adriaterminal muove mezzo milione di tonnellate di merci l’anno, attività che necessiterebbe di collegamenti ferroviari e migliore viabilità.

LE IPOTESI DI TRASFERIMENTO

Le ipotesi di spostamento non sono ufficialmente note. Torbianelli si limita a dire che «i termini di possibili trasferimenti di Adriaterminal al momento sono legati ad altri interventi Pnrr e Pnc in corso. Sul piano dei traffici oggi – precisa il commissario straordinario – i numeri sono certamente buoni, il che comporta anche a breve la necessità di spazi». L’ipotesi – non confermata – è quella di un trasferimento di Gmt nell’area a sud dello scalo. Forse all’interno della nuova piattaforma import-export che l’ungherese Adria Port realizzerà sui terreni dell’ex raffineria Aquila, posto che di qui a tre anni nei piani dell’Authority potrebbero aprirsi altri scenari finora non vagliati.

IL FUTURO DELLA BANCHINA

Trasferita l’attività di Adriaterminal si dovrà quindi valutare come sfruttare gli spazi che si saranno liberati in Porto Vecchio. Tutte le valutazioni andranno fatte in sinergia con Comune e Consorzio Urusus: lato Autorità portuale «c’è la massima apertura al dialogo per uno sviluppo futuro di quell’area», conferma Torbianelli.

LA REGIA PUBBLICA

L’Adriaterminal è tra le poche aree demaniali che non rientreranno nel project financing avanzato da Costim. I contorni degli sviluppi futuri restano quindi tutti da disegnare. In previsione di una sua riconversione, fa sapere il dirigente comunale e presidente del Consorzio Ursus Giulio Bernetti, il Comune ha già invitato la Soprintendenza a rivedere i vincoli cui è soggetta quell’area: allo stato attuale è possibile solo mantenere quanto già costruito o demolire, senza possibilità di nuove edificazioni.

L’OPZIONE HUB CROCIERE

Tra le opzioni aperte c’è quella di convertire l’area in una nuova stazione marittima, come previsto dal Piano regolatore del Porto Vecchio del 2021. In passato si era parlato anche dell’interessamento di Msc a occuparsi della realizzazione del nuovo terminal, che devierebbe parte del traffico di navi bianche tra Molo I e Molo II.

IL NODO DIGA E IL REBUS VENEZIA

I punti aperti sono diversi. Realizzare un terminal crociere in Porto Vecchio richiederebbe lavori significativi a livello di banchina e diga. Va poi considerato l’impatto su un quartiere per il quale si immagina un futuro sviluppo residenziale. Di qui a tre anni Venezia avrà recuperato parte della propria capacità crocieristica: questo potrebbe significare una contrazione rilevante per i flussi di navi a Trieste. I numeri potrebbero non giustificare più investimenti così importanti.—

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