Porto Vecchio, “residenze” solo per clochard e zingari

Da alcuni giorni vi si sono accampati gruppi di senzatetto che accendono falò ma il posto di giorno è diventato anche la pista di allenamento per i runners
Lasorte Trieste 29/10/13 - Ingresso Porto Vecchio
Lasorte Trieste 29/10/13 - Ingresso Porto Vecchio

Un dormitorio per senzatetto e bande di zingari che fanno la questua. Ecco cosa è diventato Porto Vecchio dopo che è naufragato il progetto di riqualificazione della cordata Maltauro e de Eccher.

La città “proibita”, per ora ancora aperta parzialmente e in completo stato di abbandono, è popolata da “pantegane” e gatti selvatici che si muovono tra edifici fatiscenti. Ma non solo. Basta compiere una passeggiata serale nella cosiddetta “bretella” per capire che l'area ha un doppio volto: una pista per i runner triestini di giorno e nelle prime ore della sera, un dormitorio per barboni di notte. Clochard che dalla stazione delle corriere si sono spostati nel territorio di nessuno (in realtà restituito dell’Authority dopo il ritiro della concessione).

Alle sette di sera il buio è già calato implacabilmente sulla città. L’ideale per fare un po' di attività motoria all'aperto. E nonostante l'illuminazione non sia proprio delle migliori, la bretella del Porto Vecchio è un pullulare di corridori. Molti arrivano direttamente da viale Miramare, e invece che proseguire verso Roiano preferiscono tagliare per l'area portuale. C'è un gruppetto di ragazze che allineate orizzontalmente effettuano una serie di scatti. Non mancano i solitari con le cuffiette alle orecchie. Molti altri runners giungono invece dall'ingresso posto dietro al silos della stazione degli autobus.

Ed è qui, dopo una decina di metri, che nel buio una luce suscita subito curiosità. Si fa presto a capire che c'è un piccolo falò, acceso da quelli che sono diventati i nuovi residenti della zona. Oltre una decina tra anziani, adulti e giovani bivaccano sotto una tettoia. Stanno consumando in silenzio la cena. Siedono per terra, dove hanno steso delle coperte. Vicino si scorgono tegami, scatolette di cibo, ma anche sacchi a pelo. Non è un pic-nic improvvisato. Fanno parte di un gruppo di clochard, non italiani sentita la parlata, ma quasi sicuramente di etnia rom, secondo i ben informati, che si sono accampati lì da un paio di settimane. Qui nessuno li disturba. Dopo pochi secondi quello che balza purtroppo al naso è l'acre odore di urina che aleggia nell'aria, davvero insopportabile. Più in là si scorgono dei giovani che invece paiono aver scelto come dimora l'interno di una monovolume. La presenza dei nuovi residenti di Porto Vecchio è stata già segnalata a chi però non ha alcuna competenza sulle aree in questione. Racconta Michele Babuder, capogruppo della Terza Circoscrizione: «È evidente che tali gravi situazioni di degrado non possono essere tollerate e debbono essere individuati al più presto interventi atti a garantire la sicurezza di chi transita e utilizza la “bretella” per recarsi al Magazzino 26, al Polo museale ma anche il decoro generale delle aree antistanti la stazione ferroviaria e delle autocorriere, divenute ormai insalubri accampamenti abusivi». Per ora il freddo si è solo timidamente sentire. I runners continuano a tenersi in forma, i clochard a sopravvivere. E Porto Vecchio? Dorme.

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