Porto Vecchio, Regione pronta a mediare
Portocittà scopra le carte, ma quelle vere. Ci dev’essere un “motivo nascosto” secondo l’assessore regionale alle Infrastrutture Riccardo Riccardi per cui la società ha deciso di denunciare al Tar la concessione di Porto vecchio firmata nel 2010, chiedendone la nullità il che significherebbe vedersi restituire anche i canoni già pagati e le spese fin qui sostenute. «Mossa fina» secondo la Capitaneria di porto. Un semplice recesso non porterebbe questi ritorni economici. Nessuno tra i vertici istituzionali ieri seduti al gran tavolo del Comitato portuale indetto per prendere visione di un simile collasso crede, carte alla mano, al Punto franco come “ostacolo” diventato insuperabile due anni dopo la firma: «Se sono capaci di intendere e volere, sapevano ogni cosa dal principio» ha detto Goffredo Bon, direttore della Capitaneria ma anche vice della presidente Marina Monassi, sostenuto dall’assessore provinciale Vittorio Zollia e dal rappresentante del ministero Giorgio Lillini. «Se il motivo è davvero questo - ha aggiunto Bon -, prima di prender decisioni sui terreni è meglio aspettare la sentenza del Tar sul ricorso, in tema, dell’Associazione Porto franco. Sarà il 4 aprile. Però - ha ammonito a quel tavolo che alludeva senza ridare fiato alle stentoree polemiche di questi anni - non vorrei che da pregio diventasse freno, quel Punto franco, se l’attività produttiva che se ne può giovare non c’è, e non c’è da 30 anni, pensando all’economia bisogna valutarne lo spostamento». Che Monassi non vuole e lo ha ridetto ancora ieri. È stata così frenata però nel suo impulso a rimettere immediatamente a gara i terreni ricusati. Ma stavolta “a coriandolo”, e cioé «a tanti piccoli concessionari». Che è ben diverso da un “masterplan” complessivo per l’area. Trovando il pieno consenso di Antonio Paoletti, il presidente della Camera di commercio e di Ttp. Ma non del sindaco Cosolini, ovviamente: «Non è un mistero la diversità di vedute tra me e l’Autorità portuale, io parteggio solo per la città, non voglio vederla di nuovo sconfitta, e non mi è di grande consolazione attendere il verdetto della giustizia civile, a quel punto non ci saranno più neanche i soldi per pagare gli avvocati...».
Mistero dunque che va sondato, con la Regione che si offre da mediatore. Per evitare 10 anni di carte bollate e aule giudiziarie, e soprattutto «la sconfitta di tutte le istituzioni e della città», mentre l’Autorità portuale diffonde a propria difesa anche il diario di questi due anni con le promesse mantenute e mancate anche da parte del concessionario, che aveva chiesto dilazioni egli stesso nella consegna delle aree e che il 1.o marzo si è rifiutato di riceverle, spedendo piuttosto atti giudiziari. Nel frattempo «con enorme fatica, lavorando anche con la neve e di notte, sono state spostate a fronte di alte spese e momenti anche drammatici sette aziende operanti in Porto vecchio». Attesa dunque fino al 4 aprile prima di decidere se rimettere a bando le aree ricusate da Portocittà (ma si può già fare o no? Sono libere o no?). In tutti i casi Monassi accusa Portocittà di aver tirato per le lunghe «con la speranza di comprarsi le aree, con la sdemanializzazione e tutte quelle farse...». E di aver avuto intenzione di citare il Porto «per danni da 30 milioni, così da sbancarci e e portarselo via per niente. Quando l’ho capito...».
Veleni e lacrime, insomma. C’è chi piange per le aree faticosamente sgombrate «e che ora restano in possesso dei topi, per noi molte centinaia di migliaia di euro buttati dalla finestra» come duramente ha denunciato Ampelio Zanzottera, rappresentante degli imprenditori del porto. E su questo pantano si pianta come un palo il caso Greensisam, l’altro concessionario in attesa del “permesso a costruire” del Comune, e qui scatta un nuovo corpo a corpo tra sindaco e Autorità portuale ma non solo. Una riunione a tre (Monassi, Riccardi, Cosolini) aveva poco prima solo messo in luce la divergenza: gli interventi sui magazzini Greensisam di Pierluigi Maneschi sono opera privata (con obbligo quindi di oneri di urbanizzazione da pagare al Comune), oppure opera pubblica esente come pensano l’Avvocatura dello Stato, la Regione, l’Autorità portuale, il ministero delle Infrastrutture? Cosolini si ribella perché il Comitato portuale si lancia a dire la sua mentre il Comune non ha con sè avvocati e tecnici. E Monassi detta i tempi: «Sette giorni per decidere».
Intanto entrambi i concessionari non stanno più pagando i canoni di concessione, l’Ap teme di subire danni e minaccia riscossione anche di interessi. Il 14 marzo un incontro con Portocittà era in calendario e viene confermato nonostante tutto. Il 22 arrivano alla Torre del Lloyd i revisori dei conti del ministero. Per quel giorno nuovo Comitato portuale. E si è fatta viva la Procura della Corte dei conti di Roma. Chiede di sapere che cosa abbia realizzato dal 2001 a oggi Greensisam sui terreni demaniali. Groviglio veramente totale.
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