Porto Vecchio, lettera aperta di Pacorini al sindaco Dipiazza: «Questo è un passaggio epocale ma sulla proposta c’è fretta e poca condivisione»
Le parole dell’imprenditore Federico Pacorini. Il ricordo del progetto Trieste futura e le critiche sui temi cittadini
L’imprenditore Federico Pacorini ha scritto una lettera al sindaco di Trieste Roberto Dipiazza. Riportiamo qui il testo integralmente
Caro Sindaco, caro Roberto,
molto tempo fa siamo stati avversari (ma mai nemici) e tu hai vinto. In tutti questi anni non ti ho mai criticato ed anzi, in alcune rare occasioni, ti ho perfino lodato. Una cosa ci accomuna, siamo entrambi innamorati di Trieste ed è per questa ragione che oggi ti scrivo.
In un sabato di luglio di 27 anni fa (!) guidavo la pacifica invasione del Porto Vecchio da parte di qualche migliaio di Triestini i quali vedevano, per la prima volta, la vastità abbandonata di quelle banchine e magazzini, capendone la bellezza inespressa e l’affascinante opportunità offerta alla città da un tale tesoro, tenuto fino allora volutamente nascosto.
Erano le prime mosse di Trieste Futura, che poi avrebbe emozionato tutta la comunità triestina con un progetto elaborato da un architetto di fama mondiale, De Solà Morales. De Solà era stato l’artefice del recupero urbano del porto vecchio di Barcellona. Gli aspetti imprenditoriali e finanziari erano invece affrontati da una società olandese di pianificazione e sviluppo urbano, con comprovata esperienza e dimensione internazionale, la quale era pronta a garantire le coperture finanziarie richieste dal progetto.
Al tempo l’area considerata era di 30 ettari (la metà rispetto ad oggi) e l’investimento stimato era di circa euro 1,6 miliardi a valori attuali (più del doppio rispetto ad oggi).
La cosa che mi piace ricordare e non sarò il solo, è stata la grande partecipazione che tutta la città ha avuto nel progetto di Trieste Futura, che è stato tutto finanziato privatamente. All’epoca un sondaggio Swg attestava ben 82 percento di gradimento da parte dei Triestini.
Perché ricordo tutto questo? Perché registro uno stridente contrasto tra l’apertura, la partecipazione e l’entusiasmo di ventisette anni fa e la riservatezza e la fretta con la quale la tua amministrazione spinge il progetto di partenariato con l’attuale proponente. Che differenza tra allora e quel poco che si sa oggi, per chi lo sa, e che diversità di esperienza e caratura internazionale dei potenziali partner!
E che assunzione di responsabilità nel precludere alla cittadinanza una conoscenza dettagliata della proposta di Costim per il riutilizzo di così grande parte del Porto Vecchio, passaggio epocale per la Trieste che sarà. Trieste è da qualche anno sulla cresta dell’onda, ma bisogna evitare che si schianti sugli scogli dell’approssimazione, dell’impreparazione, dell’inettitudine, difetti che hanno caratterizzato gli ultimi anni di amministrazione cittadina. In qualche isolata circostanza il Comune ha mostrato disponibilità ed efficacia, come nel caso del Centro Congressi, te ne va dato pieno merito ed è la storia di un successo. Ma fatta salva qualche lodevole eccezione, è palese il malfunzionamento della macchina comunale.
La vicenda del tram di Opicina è ormai sconfinata dal misterioso al ridicolo, ma che dire della galleria di piazza Foraggi o del ponte Bianco, con i Tir che allietano da anni (e per quanti anni ancora?) il centro città, piuttosto che della piscina terapeutica, per non scendere ancora nei dettagli, pur importanti, delle condizioni pietose dei marciapiedi e delle strade, della espansione incontrollata dei dehors, della sciatteria del Teatro romano o del miserevole spettacolo di piazza Libertà.
Per carità di patria tralascio la inqualificabile cancellazione di centinaia di parcheggi senza una soluzione alternativa e la sgangherata gestione dei turisti che sbarcati dalle navi si incamminano come profughi verso la stazione ferroviaria. A fronte di questa carenza di gestione crea grande preoccupazione il recupero del Porto Vecchio. Caro Roberto, con questa lettera mi esporrò probabilmente a critiche e attacchi di varia natura, ma ci sono due ragioni che prevalgono e mi inducono a farlo comunque.
La prima. Da triestino, sono angosciato dalla mancanza di gestione di questa nostra città, come, sono convinto, lo sono anche tanti triestini, i quali però non si esprimono. In alcune situazioni il silenzio si trasforma in colpa ed io non voglio averne.
La seconda. Anche se molti lo diranno, questa mia lettera non fa polemica. La mia è semplice cronaca. Caro Roberto, io credo che per i tuoi lunghi anni di servizio a questa città vorrai essere ricordato per i progetti realizzati e non per le occasioni perdute. Il Porto Vecchio ha una valenza che supera ed oscura tutto il resto e il Porto Vecchio è patrimonio di tutta la città e come tale, dalla città deve poter essere seguito, capito e vissuto. Tu hai l’autorità per avviare un confronto pubblico che informi maggiormente i cittadini sulla proposta Costim prima che vengano prese le prossime delibere formali. È questa la grande, grandissima responsabilità che come sindaco devi sentire tutta tua. Con cordialità.
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