Porto vecchio, la Corte dei contivuole milioni da Monassi e Gurrieri

La Procura della Corte dei conti presenta a Marina Monassi e Antonio Gurrieri un conto di 2,3 milioni di euro per compensare il canone irrisorio che Greensisam paga dal 2004 per 37mila mq in Porto vecchio L'ex presidente dell'Authority e l’ex segretario generale: «Siamo sereni»
Antonio Gurrieri e Marina Monassi
Antonio Gurrieri e Marina Monassi
TRIESTE.
La Procura della Corte dei conti presenta a Marina Monassi e Antonio Gurrieri un conto salato: 2 milioni 312 mila euro e qualche spicciolo. Da cinque anni, e fino a oggi, Greensisam - società che fa capo a Pierluigi Maneschi e che ha preso in concessione l’area del Porto vecchio attigua alla Capitaneria, per realizzare un cospicuo intervento che prevedeva anche la sede di Italia Marittima - paga un canone annuale di 296 euro, in virtù della decisione assunta dall’Authority guidata all’epoca da Monassi con al fianco l’allora segretario generale Gurrieri.


La cifra viene ritenuta inadeguata dalla Procura contabile che quale chiama a pagare in prima persona gli stessi Monassi e Gurrieri, l’una ora direttore generale di AcegasAps, l’altro amministratore delegato della società Alpe Adria.


La citazione è stata notificata nei giorni scorsi. A breve sarà fissata l’udienza. Nell'atto compare anche la richiesta "subordinata" di una somma pari a un milione 791 mila 440 euro: in questo caso si fa però riferimento alla stima prodotta dall’Agenzia del territorio. Ultima ipotesi citata, quella di 77mila 137 euro: una formula tecnica che prevede però il contestuale adeguamento dei canoni da quest’anno in poi (senza tenere però conto degli interessi maturati).


In sostanza, i giudici prevedono che Monassi e Gurrieri possano far rientrare nelle casse dello Stato la cifra dovuta non pagando di tasca propria, bensì adeguando il canone annuale. Ipotesi che né l’uno né l’altro sono però sono in grado di realizzare, non avendone più titolo all’interno dell’Authority.


La citazione e la conseguente richiesta di pagamento da parte dei giudici nasce dal concetto del cosiddetto ”canone ricognitorio”: in sostanza quei 296 euro da pagare ogni anno per disporre di 37mila metri quadri in pieno centro (somma "asseritamente giustificata dalle maggiori spese", sostenute dalla Greensisam per riqualificare l’area, si legge nell’atto) rappresentano in realtà una cifra che si potrebbe legittimamente chiedere per favorire non certo un’attività imprenditoriale, bensì quella di enti no profit o benefici.


"Tale canone da parte di Greensisam ha costituito - secondo la Procura - un privilegio ingiustificato". Il canone ordinario sarebbe pari a poco meno di 430mila euro all’anno, secondo le quantificazioni dell’Agenzia del territorio; o addirittura a 700mila euro per l’Agenzia del Demanio, chiamata nel corso dell’istruttoria a effettuare una stima (anche comparata) con le strutture vicine. Ne esce appunto il conto di oltre 2milioni 300 mila euro.


Monassi e Gurrieri fanno sapere di essere "sereni", mobilitano gli avvocati e si affidano al giudizio della Corte.

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