Porto vecchio, i grandi nomi in missione ora restano a guardare
TRIESTE Così come sono arrivati, così se sono andati. E probabilmente non torneranno mai più. Sono gli archistar che, da tutto il mondo, hanno solcato mari e monti per raggiungere il capoluogo giuliano e vedere l’immensità del Porto vecchio, per poi non essere più richiamati. Hanno perso tempo? Chissà. Nell’ultimo anno nomi come quelli di Mario Cucinella, fantasioso progettista di opere green in diversi siti colpiti dal terremoto e non, o di Massimiliano Fuksas, che ha firmato importanti edifici in tutto il mondo come la Fiera Rho di Milano e lo Zenith Music di Strasburgo, e ancor prima i colleghi Stefano Boeri e Mario Botta, possono mettersi l’anima in pace perché un progetto complessivo su Porto vecchio per ora non è nei programmi dell’amministrazione Dipiazza.
Il modus operandi per riqualificare l’area adottato adesso guarda piuttosto a procedere per gradi, senza affidare a un unico professionista l’intero scalo con una visione di insieme. L’arduo compito di riprogettare gli assi viari spetta per ora ai tecnici del Comune.
Cucinella, presente a Trieste l’anno scorso in occasione dell’edizione di Trieste Next, parlava della necessità di avviare un laboratorio urbano pubblico sul Porto vecchio, che costruisse un dibattito per scoprire le esigenze di Trieste e le opportunità che il grande comprensorio potrebbe offrire. «Serve – sottolineava – una riflessione più ampia per capire qual è il ruolo e l’equilibrio che quell’area porterà a Trieste. Non si tratta solo di fare un business plan. Ho visto quello di Ernst&Young, dove si indica di mettere questo o quello, ma di “questo o quello” possiamo discutere quanto vogliamo. A mio avviso quegli spazi hanno una vocazione pubblica molto importante». La sua immaginazione ipotizzava di vivere inizialmente una fetta dello spazio, in modo che la città iniziasse pian piano ad appropriarsi del sito, magari con qualche piccola attività commerciale o ristorante: pian piano lo «aggrediamo e poi iniziamo i lavori».
Fuksas invece, non meno di una settimana fa, durante una visita in Porto vecchio con Dipiazza, dopo essere stato a Capodistria – dove realizzerà la torre Capo Grande, che unirà la costa tra la città e Isola alla vetta del monte San Marco – annunciava la sua voglia di venire a lavorare a Trieste: «È l’unico luogo dove mi interessa operare». Un desiderio che forse deve mettere da parte. Porto vecchio, come «opportunità storica unica, con nuovi alberghi, sedi scientifiche, approdi nautici e nuove idee industriali, tutte inserite nel profilo costruttivo che da Opicina declina fino al golfo, al mare», vedrà difficilmente compimento.
Ed esattamente un anno fa, si inaugurava a palazzo Gopcevich una mostra sulle “idee concettuali” di sviluppo dell’area del Porto vecchio realizzate da studenti del politecnico di Vienna e delle Università di Zurigo e Mendrisio. “Trieste città nuova” si chiamava l’iniziativa, promossa e coordinata dal Comune e curata dall’architetto Luca Paschini
. L’assessore alla Cultura Giorgio Rossi aveva spiegato il perché della manifestazione: «Ricevere valutazioni e opportuni contributi da parte di ingegneri, economisti ed esperti in materia e al contempo dare la possibilità a chi è lontano dal contesto di esprimere proposte originali offrendo un’utile occasione di confronto». Ora i pareri di questi esperti andranno in porto?
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