Porto vecchio dreaming: l'idea più votata è quella della serra-mercato
Dall’inizio del 2017 gran parte dei 65 ettari, 650 mila metri quadrati di territorio portuale denominato “Punto franco vecchio”, è stata sdemanializzata e la proprietà è stata intavolata al Comune di Trieste. La svolta potrebbe essere vicina. Molte ipotesi di riutilizzo sono state analizzate e proposte da esperti e autorità, ma non è stata mai data la possibilità ai cittadini di esprimere il loro “Porto vecchio dreaming”. Fino ad ora.
Il Rotary Club Trieste, assieme al Piccolo e all’Authority portuale, ha raccolto le idee per dare il via al dibattito sulle possibili destinazioni da dare alle aree e agli edifici, sull’infrastrutturazione, sull’integrazione con la città.
In particolare sono state selezionate 12 proposte di sviluppo del Porto vecchio, tra quelle inviate, ed esposte in sede pubblica lo scorso 17 maggio. Ve le abbiamo presentate qui.
Dopo alcuni giorni di "urne aperte", possiamo trarre qualche conclusione.
La serra-mercato è l'idea più votata. Una serra-mercato totalmente autosufficiente, in cui produrre prodotti bio a chilometro zero e degustare i prodotti enogastronomici locali. Questa l'idea che ha prevalso tra i 12 progetti proposti.
La classifica. L’ipotesi di fattoria urbana (spazio di produzione) unita a quella di un mercato (spazio commerciale), da collocare nel Magazzino 1A, è stata presentata da “ProgettiAmoTrieste”, associazione di attivisti civici che intende promuovere percorsi di progettualità partecipata dal basso. La serra-mercato si è aggiudicata il 41% degli oltre 4mila voti, seguita dall’idea di collocare uno Science Center al Magazzino 26 (28% delle preferenze) e dalla visione “Il Faro della Scienza” (27%) dell’ing. Pierpaolo Ferrante, coordinatore della commissione tecnica del Rotary. Il sondaggio, dal valore puramente indicativo, si inserisce nella scia indicata da Ferrante, ovvero «cercare di portare alle autorità nuova linfa, idee e proposte con la logica bottom-up, ovvero della popolazione che parla alle autorità. Perché queto è il momento che abbiamo aspettato per decenni».
Esprime soddisfazione Alessandro Tronchin, presidente di “ProgettiAmo Trieste”: «Siamo rimasti piacevolmente sorpresi. Vuol dire che la popolazione triestina ci dà un po’ di credito». Trevigiano d’origine ma ormai triestino d’adozione, «da 12 anni, ovvero da quando sono qui, ho visto piani di riqualificazione da sogno ma irrealizzabili». Tronchin si occupa di progettazione e gestione di fondi comunitari. Assieme ai membri dell’associazione, ha individuato nelle risorse regionali per lo sviluppo rurale «quei due o tre milioni di euro necessari» ai lavori di restauro e implementazione dell’idea. «Non parliamo di cifre astronomiche. Le risorse ci sono, bisogna iniziare a fare. Il Magazzino individuato è prossimale alla città e tornerebbe subito utile, anche alla luce della spinta turistica che sta avendo Trieste in questo periodo. Sarebbe un ottimo segnale».
L’idea fonde due modelli: Farm 360 a Indianapolis, esempio virtuoso di recupero di spazi industriali che consente produzione agricola durante tutto l’anno grazie alla tecnica della coltura idroponica, e quello delle botteghe tradizionali per gli artigiani del gusto (utilizzando il piano terra) del Mercato Coperto di Firenze. «Zeno D’Agostino è rimasto colpito dalla proposta: dobbiamo incontrarci per approfondire il discorso», conclude Tronchin. Oggi alle ore 18, intanto, alla Centrale Idrodinamica, verrà presentato lo studio di Ernst&Young per il recupero dell’antico scalo. Tra le ipotesi al vaglio dell’advisor milanese ci sarebbe anche quella di un mercato (di pesce) in Porto vecchio.
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