Porto vecchio di Trieste, il Comune “corteggia” anche il patron dell’Atalanta
TRIESTE Alla ricerca dell’investitore unico. L’amministrazione comunale approda oggi alla fiera dell’immobiliare di Cannes (Mipim) pronta a presentare al mercato internazionale i 65 ettari del Porto vecchio: come si usa in questo genere di eventi diversi partecipanti hanno già prenotato degli incontri con i rappresentanti del Comune per valutare i “gioielli” dell’antico scalo. Ma qual è l’identikit dell’acquirente ideale? Contrariamente all’orientamento degli ultimi anni, di recente l’amministrazione ha ufficializzato di ritenere la soluzione migliore il ricorso a un singolo soggetto in grado di prendere tutta l’area, da coinvolgere con un partenariato pubblico privato o attraverso vendita condizionata. Non è un mistero che la giunta accarezzi l’idea di coinvolgere nell’operazione le realtà del colosso Costim, il cui cantiere di riqualificazione urbana a Bergamo è stato uno dei punti di riferimento degli uffici triestini nel ripensare il Porto vecchio.
Gli interessamenti
Il primo cittadino Roberto Dipiazza elenca da tempo le manifestazioni d’interesse già ricevute per l’area. Dai dati diffusi finora dall’amministrazione, circa metà degli interessamenti riguarda il cosiddetto “sistema misto”, il corpo principale dei magazzini dello scalo cui il piano regolatore attribuisce un ventaglio di possibili destinazioni (residenziale fino al 10%, poi uffici e aree commerciali). Circa un quinto delle manifestazioni interessa invece l’area dei moli e altrettante quella museale-scientifica-congressuale attorno al magazzino 26. Il restante riguarda infine l’area ludica sportiva. Soltanto una piccola fetta consiste di proposte per l’intero complesso.
Proprio questa piccola fetta è quella che la giunta conta di ampliare a Cannes. In aula l’assessore al Bilancio Everest Bertoli ha affermato che il Comune partecipa a Mipim per individuare «un privato forte, capiente e capace di camminare fianco a fianco con il pubblico». La «regia unica», ha spiegato, «consentirebbe il coinvolgimento degli oltre 50 piccoli investitori che hanno manifestato interesse ma non avrebbero la capacità economica di affrontare da soli l’impegno».
Il caso bergamasco
Nei mesi scorsi tanto il sindaco Dipiazza quanto l’assessore Bertoli sono andati di persona a verificare quanto sta accadendo nel Comparto ex-Ote di Bergamo, dove è in corso di realizzazione il progetto Chorus Life Bergamo: si tratta della riqualificazione di un’area abbandonata da 15 ettari con un’arena fino a 6 mila 500 posti, un parcheggio da mille auto, una spa con centro medico, un percorso sky-jogging, un hotel da 250 camere e un residence da 80 alloggi. Il cantiere è opera di Impresa Percassi, la società fondata dal patron dell’Atalanta Antonio Percassi. La società è un appaltatore generale di primo piano nel settore dell’edilizia civile italiana ed è controllata all’80% da Costim, una holding industriale controllata da Polifin della famiglia Bosatelli e partecipata dal partner industriale Unifin di Francesco Percassi.
Un simile general contractor coniuga la dimensione internazionale a una conoscenza dei meandri della burocrazia italica che non si può dare per scontata in gruppi esterni ai confini nazionali. Corrisponderebbe quindi all’identikit dell’investitore ideale individuata dal Comune, e non c’è dubbio che a palazzo Cheba si gradirebbe una partecipazione dei bergamaschi alla partita, tanto più che l’obiettivo dichiarato è quello di trovare l’acquirente entro il termine dell’anno in corso.
Il palcoscenico globale di Cannes servirà a trovare interlocutori di questo genere, italiani o meno, che siano disposti a mettere mano a un patrimonio immobiliare che l’Agenzia delle Entrate stima valere oltre 60 milioni di euro, ma che richiede cifre d’un ordine superiore per essere riqualificato.
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