Porto Vecchio di Trieste, approvata la delibera per la riqualificazione
Sì al project financing proposto da Costim. L’opposizione lascia l’aula
La proposta di project financing avanzata da Costim con Elmet Srl e Impresa Percassi Spa per la riqualificazione del Porto Vecchio è stata approvata all’unanimità dal Consiglio comunale. A votare la delibera dell’assessore Everest Bertoli sono però i soli partiti di centrodestra, che prendono univocamente una delle decisioni più importanti che l’aula sarà mai chiamata ad adottare e spalancano i varchi dell’antico scalo alle iniziative edilizie dei privati.
Tutti i consiglieri di opposizione abbandonano infatti la seduta a metà dei lavori, come protesta contro la «mancanza di trasparenza e imparzialità» ravvisata nella guida dell’aula. Il presidente del Consiglio Francesco Panteca viene infatti accusato di essere «indegno di rappresentare l’aula», dopo essere stato ripreso a votare uno degli emendamenti discussi nella precedente seduta al posto del sindaco Roberto Dipiazza, seduto al suo fianco.
Il dibattito è serrato. Tre giorni non erano bastati per votare la delibera sulla proposta dei bergamaschi, pronti a prendere in concessione moli e costa del Porto Vecchio per i prossimi cinquant’anni e alienare 19 magazzini dello scalo, da riqualificare tramite cantieri da oltre 620 milioni di euro. E non erano bastati neanche a superare le divergenze che fino all’ultimo minuto della triplice seduta andata in scena la settimana scorsa avevano continuato a dividere l’aula, tra una maggioranza convinta delle opportunità del partenariato e un’opposizione che invece vi rileva il rischio di una speculazione edilizia.
Il confronto era comunque servito a trovare una sintesi, quanto meno nei canoni civili della discussione: ma nell’arco di due ore ogni accordo salta. I lavori iniziano con mezz’ora di ritardo, alle 14.30: l’unico a mancare in aula è il presidente e la maggioranza è tesa come le corde di un violino.
Nelle precedenti sedute a più ripresel’opposizione aveva messo in dubbio la legittimità dell’aula, contestando prima il parere di inammissibilità per 129 dei 190 emendamenti espresso da Panteca, poi la condotta del presidente stesso, dopo che questi era stato ripreso dalle telecamere della diretta streaming a votare uno dei pochi emendamenti rimasti al posto del primo cittadino, seduto al suo fianco.
«Indecoroso», afferma con forza il consigliere del Pd Francesco Russo, dichiarando di aver presentato nei confronti del dipiazzista un esposto alla Procura della Repubblica – con riferimento alle ipotesi dei reati di “falso ideologico commesso da pubblico ufficiale” e “sostituzione di persona” – ed esortando la maggioranza a un «atto di credibilità e dignità politica, senza aspettare prima la decisione di un giudice: Panteca chieda pubblicamente scusa».
Il centrodestra fa muro e con il forzista Alberto Polacco difende la bontà dei lavori consiliari: contesta la lettura della sentenza della Consulta sui parlamentari “pianisti” cui si appella il dem, e invita alla prosecuzione della discussione, ricordando che «questa non è l’aula di un tribunale». Il segretario generale Giampaolo Giunta evidenzia come, anche laddove Panteca dovesse aver votato al posto del sindaco, la seduta in questione sarebbe rimasta comunque valida, potendo contare sui numeri della maggioranza. Al più, andrebbe rivisto il voto di quel singolo emendamento.
Il presidente resta in silenzio, non conferma l’ipotesi di illegittimità e non sospende la seduta, come invece più volte richiesto dai banchi a sinistra della giunta. I partiti di opposizione non mollano di un millimetro e in una raffica di mozioni d’ordine e pregiudiziali impugnano il regolamento, invitano Panteca a revocare i lavori, poi a dimettersi o, quanto meno, a farsi da parte per la seduta in corso, cedendo il ruolo alla vicepresidente dem Laura Famulari.
Tutto è respinto dalla maggioranza, come anche la richiesta di revocare a Panteca la carica di presidente del Consiglio comunale, in quanto «ha di fatto impedito, ai consiglieri di opposizione, di poter svolgere pienamente il proprio ruolo». All’ennesimo «no» i consiglieri di centrosinistra abbandonano l’aula.
Il voto finale alla delibera è così lasciato ai soli rappresentanti del centrodestra. I lavori allora riprendono da dove si erano interrotti: in meno di un’ora la maggioranza passa in rassegna e boccia senza discuterli i quattro emendamenti rimasti dall’ultima seduta, i soli quattro riammessi sui 129 ritenuti inammissibili, e i 28 ripresentati fuori termine dall’opposizione. Il voto alla delibera è definitivo: favorevoli tutti, contrario nessuno. Il pubblico interesse del project financing in Porto Vecchio è approvato all’unanimità.
Il centrodestra rompe le file in un applauso, si mette in posa per una foto di gruppo e brinda alla delibera. Il sindaco Dipiazza parla di un’«occasione decisiva per la città», l’assessore Bertoli di un «appuntamento con la storia». I partiti di centrosinistra convocano intanto una conferenza stampa davanti al Municipio, allo stand dedicato al modellino del Porto Vecchio-Porto Vivo, e ripetono: «Doveva essere un momento storico, ma lo hanno trasformato in un momento di tragedia e farsa. Per tutta Trieste».
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