«Porto Vecchio, basta dilazioni» Il sindaco punta al referendum
Un referendum con il quale dare la parola ai triestini sul futuro del Porto Vecchio. Ci sta pensando il sindaco Roberto Cosolini nel momento in cui il divorzio tra l’Autorità portuale e Portocittà, il concessionario che aveva vinto la gara per riqualificare l’area, è sostanzialmente sancito. «Perché - afferma il sindaco - quotidianamente ormai ricevo visite di gente senza lavoro, la crisi perdura e la questione sociale si aggrava. Serve un grande sforzo di responsabilità affinché non vi siano più dilazioni nella soluzione dei problemi, né opportunità gettate via che possono poi innescare sentimenti di rabbia tra la gente. Ma non si possono nemmeno illudere i cittadini con falsità». E in quest’ultimo caso il riferimento è al neosenatore triestino del Movimento 5 Stelle, Lorenzo Battista che ha affermato che uno dei vantaggi del Punto franco è il costo del lavoro. «Il Punto franco è caratterizzato da extradoganalità che riguarda soltanto lo status delle merci - ribatte Cosolini - dire che vi sono vantaggi quanto al costo del lavoro è dire cose sbagliate che non hanno corrispondenza in alcuna norma e che creano illusioni irrealizzabili. Ecco perché - annuncia - prima delle elezioni regionali il Comune organizzerà una convention in cui saranno illustrati vantaggi e svantaggi del Punto Franco e alla quale saranno invitati a enunciare la propria posizione anche i principali candidati alla presidenza del Friuli Venezia Giulia».
Convention e probabile referendum sono anche l’indiretta risposta alla costituzione di una Commissione di esperti internazionali, a propria volta incaricata di fornire proposte pratiche per lo sfruttamento delle aree franche, preannunciata dalla presidente dell’Authority Marina Monassi. Un’iniziativa che al sindaco deve essere sembrata pretestuosa se si chiede: «Perché proprio oggi se, tranne qualche parentesi, da vent’anni Monassi è sostanzialmente ai vertici del porto?» Ma quando i cittadini saranno stati opportunamente e completamente informati saranno anche in grado di rispondere a un quesito che più o meno potrebbe essere questo: “Volete che il Porto Vecchio rimanga porto o che si trasformi gradualmente in città?”. «Ma chi vuole che rimanga porto - precisa il sindaco - deve anche sapere che allora i fondali dovranno essere dragati, le banchine ricostruite, i magazzini abbattuti nonostante il vincolo della Soprintendenza, le Rive trasformate in autostrada per i Tir e la linea ferroviaria ristabilita. E dato che tutto questo logicamente non si può fare, chi vuole che il Porto Vecchio rimanga porto blocca la più grande opportunità per Trieste». L’Authority ha annunciato che dopo l’uscita di Maltauro verrà indetto un nuovo bando e singole aree verranno date a più concessionari. Un’ipotesi spezzatino che non convince affatto Cosolini «perché viene persa la visione d’insieme».
Vantaggi indubbi del regime di extradoganalità possono invece esservi in alcune aree e per alcuni tipi di traffico del Porto Nuovo, ma anche su questo versante a detta del primo cittadino vi sono forti ambiguità. «Leggo continuamente annunci a pagamento - rileva - sulla crescita dei traffici, eppure ricevo sempre più lamentele di lavoratori portuali che affermano che al contrario il lavoro e in calo e molti posti di lavoro sono in pericolo». È una sensazione che devono avere anche i sindacati, tanto che le principali sigle - Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Ugl mare - hanno indetto per domani a mezzogiorno alla Stazione marittima un’assemblea generale dei lavoratori del porto che parte dal dato di fatto che diverse imprese portuali sono costrette in questo periodo a ricorrere agli ammortizzatori sociali.
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