Porto vecchio, “assalto” al terrapieno di Barcola
Con un emendamento da inserire all’ultimo momento nel maxi-decreto legge sullo Sviluppo, attualmente ancora al Senato ma prossimo ad arrivare all’esame della Camera, oppure con una legge ad hoc, o facendo base sull’articolo 35 del codice della navigazione che consente di sdemanializzare zone del demanio marittimo “non ritenute utilizzabili per pubblici usi del mare”, due opposti schieramenti tentano di sovvertire lo stato giuridico di Porto vecchio. Con opposti scopi, diversi interessi, e forse entrambi alla fine con scarsa possibilità di riuscirci adesso e in concreto. Ma il lavoro di convincimento sul governo è in atto da mesi, e anche su singoli parlamentari, e racconta una nuova storia, un altro accordo non trovato, un’altra spaccatura, che mette di fronte chi vede in Porto vecchio l’allargamento vitale della città, e chi vuole invece rinforzare nell’antico scalo le prerogative del Punto franco da un lato, e la redditività dell’investimento dall’altro.
L’interesse specifico di una fetta di Portocittà, che fra i due costruttori farebbe riferimento al ramo De Eccher piuttosto che a quello Maltauro, sarebbe di sdemanializzare il terrapieno di Barcola. Che il cronoprogramma del megarestauro aveva invece messo in coda. Ma (fra tanti magazzini storici da recuperare costosamente) è quello che potrebbe rivelarsi una pepita: acquistando quei terreni non più demaniali, costruendoci sopra le famose case che ormai sono in previsione, e vendendole bene, l’operazione diventerebbe privata, e redditizia. D’altra parte c’è il partito della sdemanializzazione completa del Porto vecchio, con lo spostamento altrove del Punto franco, per riattivare un pezzo di città a uso pubblico.
Il punto di frattura è massimo però su una questione sostanziale: a chi attribuire l’area dismessa dal demanio? Quale sarebbe in mappa la nuova posizione dei concessionari, vincolati a un patto con scadenza 2080? In lizza ci sono l’Autorità portuale, oggi gestore, e il Comune che pretende di subentrare. Dunque è in corso quella che in termini semplici si può chiamare una battaglia per il controllo. Che trova spazio anche nelle difficoltà economiche dichiarate da Portocittà.
La questione, sottotraccia da tempo, è venuta allo scoperto. Ma ci sarà un “blitz” alla Camera, o verrà presentata una proposta di legge? «Uno dei concessionari non è interessato, l’altro ha già capito che non si può fare - sintetizza il sindaco Cosolini -, e comunque la sdemanializzazione presuppone un forte interesse generale: in uno stralcio è difficile vedere l’interesse pubblico, salvo non mi si dica che a Barcola si vogliono costruire piste ciclabili e nuovi “Topolini”. E per il Comune un cambiamento parziale di destinazione urbanistica - avverte il sindaco - sarebbe difficile da concedere al di fuori di un disegno strategico di valenza complessiva, che dimostri quell’interesse pubblico. Più che di emendamenti di questo genere - conclude Cosolini - abbiamo bisogno che il governo abbia contezza del sito per il quale il prefetto ha inoltrato la richiesta di spostamento del Punto franco. Su dove spostarlo, ce lo dirà l’Autorità portuale nelle opportune sedi, viceversa ci presenterà la lista degli investitori che vogliono insediarsi in Porto vecchio».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo